Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Dov’è il Padre?

 

 

Stiamo cercando il padre, stiamo cercando nostro padre… una torma di bambini vocianti si sparpaglia per le vie e per le piazze delle città e dei paesi di campagna… Sembrano echi (ma solo nella mia immaginazione) de La gaia scienza di Federico Nietszche, dove in un mercato si sparge la tremenda notizia che  …hanno ammazzato Dio … hanno ammazzato Dio …”. Cosicché l’inaudita tragedia si diffonde per le contrade del mondo e causa un grande sconcerto. Invece, e questo è vero, hanno quasi ammazzato il padre, non solo il patrigno cattivo, il Mr. Murdstone del buon Carlo Dickens, hanno quasi ammazzato il padre questi anni e decenni di confusione. Confusione lessicale e semantica, pressappochismo psico-pedagogico, improvvisazione didattica, sciatteria nei contenuti educativi, ma soprattutto il modello di vita e di “valori” sotteso, il fare “quello che ci si sente”, il “dire quello che ci si sente”, come se l’uomo avesse solo i sentimenti, non anche la ragione, e una sua propria struttura naturale declinata nel genere maschile e nel genere femminile, e nei rispettivi psichismi.

Prima è venuta la legittima contestazione al padrone, che era cattivo (captivus, prigioniero del proprio egoismo), e sono arrivati i “diritti sociali”, gli Statuti del Lavoratori, i quali sono cosa buona e giusta; poi hanno criticato il professore, troppo autoritario e amante del nozionismo, e così si è provveduto ad abbassare il livello degli studi, perché si doveva premiare soprattutto “l’impegno e il lavoro di gruppo”, non importa se a costo di sfornare laureati semi-analfabeti, (e ciò è imprevidenza storica). In contemporanea il prete si è autocontestato con il Concilio Vaticano secondo, ammettendo che la Chiesa non è solo dei monsignori in tonaca e dei vescov(on)i, ma anche del popolo di Dio (cfr. Lumen Gentium, primo capitolo). Cosa buona  e giusta.

Al padre è rimasta la famiglia, quando è riuscito a starci dentro e a tenerla unita. Sono venuti poi i “diritti civili”, anni ’70 – lancia in resta, che hanno permesso di decidere ciò che finora, una volta deciso, non sarebbe stato più riformabile, di ridecidere l’indecidibile. E il padre è venuto meno a poco a poco. La sua figura è lentamente svanita come uno Charlot che si allontana lungo la via dritta e polverosa.

Dov’è andato il padre?

E’ poi venuta la televisione ad occupare ogni anfratto del tempo cosiddetto libero, una specie di american way of life resa più elegante dal buongusto italico, zittendo, però, quasi del tutto, la parola e il dialogo. E più recentemente le diavolerie telematiche che ti permettono di comunicare (per così dire)  senza avere l’ingombro delle relazioni umane, basta chattare, essemmessare, criptare, usando acronimi ridicoli e neologismi stereotipati.

Dov’ è andato il padre?

Si è travestito da amico, da complice, da gattone. Poverino. Lo si vede dimessamente divertirsi (facendo forse o qualcuno finta?) a “condividere” discorsi paritetico-democratici nei salotti  “intelligenti”, come se il rapporto nella coppia umana non fosse complementare, ma simmetrico. Lo si sente affermare concetti buonisti e politicamente corretti, pena l’ostracismo dei culti (colti), progressisti, autonomi, eversori della sua funzione, della sua natura stessa, perché esiste, vivaddio, la natura di padre. (Che sia stato operante con i suoi propri spermatozoi o adottivo è la stessa cosa). Li aiuta a farsi affossare del tutto. E questi sono maestri di pensiero (o sé putanti tali), giornalisti, politici e politiche (si dice così per non incorrere in strali?) à la page, (sia di un versante sia dell’altro, della politica), etc..

Dov’è andato il padre?

Si sta guardando intorno quasi annichilito, incapace di farsi sentire e di sentire se stesso. Ha perduto la parola del padre, ha perduto la propria essenza, che è nella parola come l’essere è nell’esistere. Tale è diventata la paternità, con la complicità di certe pedagogie da circolo didattico, messe in piedi alla buona da maestrine “avanzate” e da dirigenti scolastici tremebondi, seguendo, beninteso, le direttive ministeriali, che sono scritte da buonuomini e gentildonne che guardano la televisione e di lì vedono come va il mondo.

E, forse, anche di certi oratòri e gruppi di animazione ecclesiale. E il circolo si chiude.

Il padre è andato via, cosicché dovrebbe tornare, senza battere i pugni, senza imitare Mr. Murdstone. Come può farlo, se quasi tutto congiura contro di lui? Che sia il caso di riabituare i bimbi allo stile delle “braccia in seconda”, o “conserte”, a “non rispondere” con l’arroganza cresciuta in questi sfasciumi di decenni? Chi lo sa. Pedagogia superata, non lo diceva neppure Piaget, no?  

Dov’è andato il padre?

Diamogli quel trenta per cento di responsabilità per la sua ignavia-debolezza-fragilità-inaffidabilità, e di colpa per la sua accidia, ma si becchi almeno il settanta (per cento) il comune sentire (ancora!) e la sub-cultura dominante, anche femminista (horribile dictu, mamma mia!).

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