Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Contro lo spirito del tempo

occorre resistere, resistere e ancora resistere (Simona Landolfi, Università Roma Tre).

Se la filosofia è “universalis dubitatio de veritate” (San Tommaso d’Aquino), oggi più che mai occorre frequentarla e praticarla.

Essa è una terapia nel senso della Tradizione, cioè “compartecipe cura dell’anima”.

La banalizzazione dei concetti, il depauperamento del linguaggio, la riduzione delle metafore, la perdita del senso del kairòs ridotto a muto servitore del krònos, il ridursi progressivo del pensiero logico e dell’argomentazione razionale ad un debole e fragile filamento sottoposto alle (in-)temperie dello spirito di questo tempo, suggerisce di ricorrere alla medicina dolcissima della filo-sofia, come amor sapientiae.

Ascoltiamo da un sapiente del nostro tempo sulla bontà dell’esercizio della lettura:

“Passiamo la nostra vita a leggere, ma non sappiamo più leggere, ossia fermarci, liberarci dalle nostre preoccupazioni, ritornare a noi stessi, lasciare da parte le nostre ricerche della sottigliezza e dell’originalità, lasciare che i testi ci parlino. E’ un esercizio spirituale, uno dei più difficili. “La gente – diceva Goethe – non sa quanto tempo e quanto sforzo costi imparare a leggere. Mi ci sono occorsi ottant’anni, e non sono neanche in grado di dire se ci sono riuscito.””

(P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 2002, 2005, p. 68)

… e da un sapiente antico:

“Come in un viaggio per mare, se la nave ha ormeggiato e sei sbarcato per attingere acqua, cammin facendo potrà anche capitarti di raccogliere una conchiglietta, una piccola radice, ma la tua attenzione dev’essere sempre fissa alla nave, devi voltarti continuamente indietro, casomai il timoniere ti chiamasse, e se ti chiama devi lasciar perdere tutto, se non vuoi essere caricato a bordo legato come una pecora: allo stesso modo anche nella vita, se ti sono dati non una conchiglia o una radice, ma moglie e figlio, nulla ti vieterà di avere una tua famigliola: ma se il timoniere ti chiama, lascia perdere tutto e corri alla nave senza neanche voltarti. E se sei vecchio non ti allontanare mai troppo dalla nave, in modo da non mancare, quando sarai chiamato.”

(Epitteto, Manuale, 7)

Il timoniere può (e lo è) essere la morte, ma anche la coscienza che suggerisce di “fare ciò che si deve volendo ciò che si fa”.

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