Dove sarà Edith Stein…
o santa Teresa Benedetta della Croce.
Stamani…
Dove sarà Edith Stein, si chiede una canzone struggente con la voce intensa di Giuni Russo. Dove sarà, anche lei, e il suo mèlos. Ascolto il canto che si spegne lontanandosi, sul nome di Edith, la ragazza ebrea tedesca. E riascolto questo cd che mi intriga con la sua melodia, e le parole. La parola, che resta come impressa sub specie aeternitatis, nel tempo e nello spazio ordinari, miei.
Il Carmelo di Echt è lontano nel tempo e nello spazio, oramai. Il suo grande silenzio.
Così è lontana Breslavia e le lunghe discussioni con la madre. E gli studi amatissimi con il professor Husserl a Gottingen, e le discussioni con Max Scheler e Adolf Reinach sulla possibilità di avere nozione della verità delle cose e di una morale, approfondendo la scheleriana nozione di empatia, chiosando le Quaestiones disputatae de veritate e il De ente et essentia di san Tommaso d’Aquino.
Edith studia Bonaventura e Giovanni Duns Scoto. Le riesce una meravigliosa sintesi filosofica fra il realismo tommasiano e la fenomenologia di Edmund Husserl, specialmente con l’opera “Potenza e Atto”, e un commento al pensiero di Heidegger in “Endliches und ewiges Sein “ (Essere finito ed Essere eterno).
A Bergzabern, nel Palatinato, a casa di Hedwig Conrad-Martius legge l’autobiografia di Teresa d’Avila, tutta d’un fiato, in una sola notte. Hedwig le vede piangere, lei e sua madre che la rimprovera, e dice “Vedi, due israelite e nessuna è insincera”.
Nelle ultime pagine della sua dissertazione di laurea c’è un pensiero “(…) Ci sono state persone che in seguito ad un’improvvisa mutazione della personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina”. Diventa cristiana.
Insegna a Speyer e a Münster, tiene conferenze a Praga, Vienna, Salisburgo, Basilea, Parigi, dove incontra Jacques Maritain, e, quando Hitler va al potere, nel 1933, il 14 ottobre Edith ottiene il sospirato permesso dal suo direttore spirituale, il padre Erich Przywara, di entrare nel Carmelo di Beuron a Colonia, come suor Teresa Benedetta della Croce.
Quando l’anno dopo torna a Breslavia per salutare la madre, che non vedrà più, questa le dice “(…) Non voglio dire niente contro di Lui. Sarà stato anche un uomo buono. Ma perché s’è fatto Dio?”
Il primo gennaio del 1938 fugge dalla Germania, dove bruciano le sinagoghe, e si ferma in Olanda, nel Carmelo di Echt. Il 9 giugno 1939 scrive nel testamento “Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte (…) in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo (…).
La ragazza ebrea, nata il 12 ottobre del 1891, mentre la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, è arrestata dalla Gestapo, assieme a sua sorella Rosa, fattasi carmelitana con lei, e prelevata da Echt il 2 agosto del 1942. Viene portata al campo di raccolta di Westerbork. All’alba del 7 agosto parte un treno carico di 987 ebrei per Oswiecim (Auschwitz). Muore con la sorella e molti altri deportati, il 9 agosto del 1942.
Dove sarà Edith Stein? Non riesco a staccarmi da questa domanda, perché mi viene da rispondere “ovunque”, come è perenne ciò partecipa dell’essere.
Viaggia sempre il suo treno piombato, e stridono le ruote frenate nelle soste alle stazioni, che rallentano il viaggio verso la pianura sarmatica, mentre il vapore si innalza nella campagna, presagio e segno di altri fumi sparsi nell’aria. Urla e comandi secchi e raffiche, a rompere il silenzio di quella notte estiva. Viaggia sempre, nella sua terra di origine, in quel Vicino Oriente che oggi si torce nel tormento della storia, in quel Vicino Oriente che ci insegna e ci scandalizza da tremila anni. Viaggia sempre con la sua messa in discussione di ogni sicurezza, di ogni consuetudine rassicurante, di ogni banalità, che è sempre male (Hannah Arendt). Viaggia sempre con il suo sentimento di donna ebrea tedesca cristiana maestra sorella nostra.
Edith Stein è anche qui, mentre ne scrivo, venuta con il vento che scende dalle pianure settentrionali, e si infila nelle valli alpine fino alle grandi pianure, per indugiare sulla sponda dei nostri pensieri.
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