Hic et Nunc, Qui e Ora, Adesso
Il problema del nostro tempo (l’aveva già compreso Kierkegaard in pieno Ottocento) è l’ansia da prestazione, che crea angoscia.
Tutto deve essere progettato, cioè pro-iettato nel futuro. Non c’è attenzione per il presente, perché tutto è in funzione del futuro.
E pensare, come insegnava Agostino di Ippona (cfr. Libro XI, 14 – 21, delle Confessiones), che non esiste che il presente, il quale si configura a) come presenza dell’istante qui transit, b) come presenza (alla mente) del ricordo (cioè il presente del passato), e c) come ipotesi di un presente del futuro.
E così passano gli istanti costituenti il presente …che va incontro al futuro …emergendo dal passato.
Già Einstein – con la teoria della relatività generale – ha posto un’ipoteca sull’esistenza puntuale del tempo, nel senso proprio: il tempo infatti non esiste, se non come proiezione concettuale, perché esiste solo il tempo presente, qui e ora. Mentre nell’altrove, in contemporanea, esiste solo un tempo correlato alla distanza dal “qui” dove pensiamo questi pensieri, quindi un tempo relativo.
Il passato e il futuro sono solo enti di ragione.
Così come lo è anche un presente che non sia inteso come nel qui e nell’ora. Forse che anche per progettare meglio bisogna pensare un po’ di più e meglio? In questo caso e modo il presente diventa fondamentale sorgente di benessere e positività, poiché gli si dà qualità, senso e significato.
Invece il solo vivere il presente, qui e ora, di tanti nostri ragazzi è rappresentazione di una vera impotenza a progettare qualsiasi futuro per una buona vita.
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