Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Gnosticismi e Sapienza

Gnosi cognitive (la scienza spiegherà prima o poi tutto), gnosi vitalistiche (wellness o benessere, autostima, abolizione del concetto di colpa, etc.), gnosi rivoluzionarie (palingenesi sociali o nazionali), gnosi dissolutorie (spacchiamo tutto, qualcosa di buono nascerà, tipo certe facce, non tutte, da no global). Le gnosi sono diversi tipi di volontà di potenza (potrebbe dire Nietzsche) dell’intelletto umano.

Partiamo dalle gnosi mentali o cognitive. Esemplifico per non appesantire. Il professor Richard Dawkins (quello dell’Orologiaio cieco) ne è una rappresentazione efficace: per lui la scienza, solo questione di tempo, arrivera al disvelamento di tutto ciò che è ancora velato all’umana conoscenza. Umberto Eco ne rappresenta un altro idealtipo, magari più dialogico, simbolico, semiologico (è il suo mestiere), ma dovrebbe ricordare il detto classico latino “sutor, ne ultra crepidas” (ciabattino, non andare oltre le tue ciabatte), mentre si intrufola in contesti culturali che non conosce, come quando ha attribuito anacronisticamente a san Tommaso d’Aquino posizioni di filosofia della natura (biologia) improprie (sulla questione del concepimento in utero) rispetto ai tempi del teologo domenicano. Ognuno parli di ciò che sa come può, senza la pretesa di dire parole definitive, ché Minerva non aiuta più di tanto i temerari.

Delle gnosi vitalistiche. Oggi si deve stare bene a tutti i costi. Bisogna crescere nell’autostima personale. Sacrosanto. Ma a volte mi sembra si esageri. Funziona un’estetica unisex, dove l’indifferenziato fa premio sulla distinzione, l’informe sul determinato, il casuale sull’adeguato. L’androginia è un modo di abbigliarsi e di vivere. Curioso lo stile odierno dei jeans: a vita bassa, per ragazzi e ragazze, dove queste ultime, essendo spesso dotate da madre natura di esuberanti natiche, callipigie (quando erano proporzionate) dicevano i greci che di bellezza, armonia e proporzioni si intendevano, esibiscono accenni di prominenze davanti e didietro, con risultati estetici molto dubbi, e talora penosi. Venastài, si direbbe in friulano, che le gambe, già talora non troppo da silfide, si accorciano ulteriormente, con effetti che sfiorano la comicità. Il benessere è visto come un evitare a tutti i costi ogni sofferenza, e se non è possibile, nasconderla, mimetizzarla, quasi a scongiurarla con il suo nascondimento. Non come un equilibrio tra diversi stati, dove lo “stare bene” è anche un risultato del rispetto che si deve a se stessi, e lo “star male” è uno dei modi dell’essere dell’uomo a questo mondo: tutti e due plausibili, perché l’uomo è imperfetto, cagionevole, fragile, e nel contempo straordinariamente forte, resistente, capace, al bisogno, di superarsi.

Delle gnosi rivoluzionarie si può dire che rappresentano il sostrato di tutte le utopie sociali e politiche della storia umana. Si tratta comunque di un sentimento fondamentalmente “religioso” nel senso dell’assolutezza e della credenza. Possiamo citare  teologi ereticali del Medioevo come fra’ Gioacchino da Fiore, che prevedeva la venuta dell’era dello Spirito, dopo quella del Figlio, Arnaldo da Brescia, con le sue convulse iniziative politiche finite sul rogo, e poi, più tardi fra’ Tommaso Campanella il quale, prudentemente si limitò a scrivere de “La città del sole”, evitando guai peggiori del carcere, che non evitò invece frate Giordano Bruno, arso vivo a Campo de’ Fiori il primo febbraio del ‘600. Geniale panteista, e zuccone come il nostro vecchio Menego Scandella (il Menocchio). Anche il nobile Thomas Moore va ricordato tra gli utopisti, ma fu decapitato per ragion di stato, più che per le sue idee rivoluzionarie. Così come i francesi pre-rivoluzionari dom Deschamps e Monsieur de Morelly, autore de Il codice della natura.

E poi i grandi eponimi del socialismo, a partire dai rivoluzionari francesi, da Robespierre a Bàbeuf a Blanqui, che desideravano una società più giusta, ma scelsero drammatiche scorciatoie. Per finire con il grande ebreo tedesco Karl Marx, che più di ogni altro strutturò un’ipotesi di mondo nuovo, ma anche di “uomo nuovo”, che non avrebbe più dovuto opprimere il suo prossimo. Radicalizzazioni giudaico-cristiane oltre che gnosi rivoluzionarie, credo.

Delle gnosi dissolutorie, infine, si può dire che sono attuali e pericolose. Sono quelle dell’abuso di alcol, droghe e allucinogeni, quelle della fuga dal presente e dalla realtà. Quelle della magia, dello spiritismo e del satanismo. Della ricerca dell’estasi artificiale e del dominio di potenze esterne all’uomo, per rinforzare, si fa per dire, il proprio ego, andando oltre. Le più inutili e forse le più pericolose.

Sapienza invece è sapida scientia (scienza saporita, gustosa). Fermiamoci attorno ad essa, riassaporiamola come se fosse una primizia. La sapienza è la coscienza del proprio limite e insieme della propria grandezza. Malattia e salute, ignoranza e conoscenza sono parte, oltre che della vita, anche della sapienza e della sua applicazione all’esistenza di ciascuno, indistricabili, oggettive, umane. Dobbiamo conviverci perché è la strada migliore, la sola veramente umana, perché conosce dialetticamente i tempi della sosta e del cambiamento, della forza e della debolezza, accettando le sconfitte e anche la morte come parti costitutive e “necessarie” alla vita.

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