Il Giudizio degli Altri
Arthur Schopenhauer, prima di diventare il filosofo più noto di Germania nella seconda metà dell’800, fece molta fatica a farsi ascoltare. Infatti il suo (successivamente ritenuto) capolavoro, Il Mondo come Volontà e come Rappresentazione, fu per due volte un insuccesso editoriale.
Ma così va spesso per chi capisce prima i segni dei tempi, mentre va molto bene a coloro che si adeguano ai tempi.
Oh, Tempo che farai giustizia di tutte le cose!
Si potrebbe consigliare una lettura dei suoi Aforismi, tratti dall’opera Parerga e Paralipomena, in questi giorni pubblicati, in parte, a cura di un quotidiano nazionale con il titolo “Il giudizio degli altri“, ai politici italiani, i cui “primi livelli” continuano nella penosa esibizione di un contrasto personalistico che prevale sui problemi veri delle persone. Squallore infinito i loro detti!
Sia che si tratti dell’economia nazionale, sia che si tratti del dramma rivoluzionario, meraviglioso momento, che accade in Nord Africa, questi si pestano sul muso tutti i santi giorni.
Berlusconi non guarisce dal suo narcisismo, e gli altri (parlo sempre dei “primi livelli”, si fa per dire) vivono solo di echi berlusconiani.
Bersani “Deve andarsene“, Di Pietro “E’ come Gheddafi“, Fini “E’ un problema istituzionale” (lui invece no, perché è un eroico antiberlusconiano, ammirato anche dalle sinistre, ahinoi!), Vendola è impegnato nelle sue “narrazioni“, pensando di impressionare il mondo con un eloquio da liceale tardo-pannelliano e ridondante, ma molto meno creativo.
Sono riusciti a far diventare Berlusconi un eroe, perdendo di vista l’abc della democrazia, anch’essi complici di una riforma elettorale che ha permesso un Parlamento di “nominati”. Tutti, nessuno escluso, e men che meno chi si straccia le vesti.
Torniamo al nostro caro Schopenhauer, che insieme con Wittgenstein allieta questo mio fine settimana.
Dice (mia parafrasi): “Ognuno di noi è ciò che è, ciò che ha e ciò che rappresenta (secondo l’opinione altrui, da cui si evince l’importanza e la cura dell’immagine di sé cui tutti tengono molto, ndr)”.
Ricopio invece sue parole: “Il più felice di tutti è colui che, non importa come, è arrivato a nutrire una sincera ammirazione per se stesso. Solo bisogna che gli altri non turbino il suo convincimento“.
Altra parafrasi del suo pensiero: “I veri grandi spiriti hanno il nido sulle alture deserte, come le aquile: la mente della maggior parte di coloro in cui ci si imbatte contiene solo assurdità. E se si considera che buona parte delle ansie e dei timori che condizionano i comportamenti umani nasce dalla preoccupazione per l’opinione altrui, non ci vuole poi molto a convincersi di quanto sia grande la stoltezza della nostra specie“.
Gaudeamus igitur.
E andiamo avanti, con i 23 milioni di italiani perbene, che ogni mattina si alzano e vanno al lavoro.
E con i 5 o 7 milioni di studenti che ogni mattina fanno altrettanto.
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