La Speranza del Pensiero
Ogni giorno le cronache ci portano notizie tremende.
La rete, i social network e le televisioni monitorano il mondo in real time … e tu vedi ciò che accade ieri a Brembate di Sopra e a Tripoli: Yara e Gheddafi.
In ambedue i casi c’è una povertà di pensiero: nell’assassino di Yara e in Muammar. L’origine del male, anzi il peccato originale che genera il male nell’uomo è il-non-uso-del-pensiero. L’assenza di pensiero favorisce la semplificazione e il sadismo. Naturalmente esiste anche l’infinita congerie delle malattie mentali. Ma nei due casi citati, quando si dice “malato” bisogna virgolettare: altrimenti si scambia l’incapacità di intendere e volere con la disponibilità al male, che si allarga nell’anima umana, in assenza di pensiero logico (Arendt).
L’albero della conoscenza del bene e del male di Genesi 1 è il simbolo della superbia umana, della vanità e dell’orgoglio spirituale. L’uomo non può andare oltre il suo limite, ma deve esplorare i confini indistinti del limite stesso, che come una linea asintotica si allontana e si avvicina al suo sguardo interiore.
Davanti all’uomo che pensa, guardando a una finestra buia, in una stanza illuminata dalla lampada da tavolo, c’è un crocchio di persone. Il titolo del quadro è Solitudine. Interno con lampada e uomo seduto immerso nei suoi pensieri. E’ di Laurits Andersen Ring, eseguito in Danimarca (Vinderod, Frederiksvaerk, Zealand nord-occidentale) nel 1899.
C’è un crocchio di persone, colpite da un uomo che pensa. L’uomo non può non pensare.
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