Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il Pensiero e suoi inganni

“Il pensiero, nessuno lo prende molto sul serio, tranne quelli che si considerano pensatori o filosofi di professione. Ma questo non impedisce affatto che esso abbia i suoi apparati di potere, e che sia un effetto del suo apparato di potere il fatto che possa dire alla gente: non prendetemi sul serio perché io penso per voi, perché vi do una conformità, delle norme e delle regole, un’immagine, alle quali voi potrete tanto più sottomettervi quanto più direte”.

Gilles Deleuze visse una stagione importante del pensiero francese ed europeo del ‘900.

La scandalosa affermazione messa qui sopra, altro non significa che una messa in guardia anche per noi, una bandiera per la libertà di esercizio della facoltà raziocinante presente in ciascuno di noi. Non si tratta, come potrebbe sembrare, di una presa di distanza dalla centralità del pensiero come processo della conoscenza, che l’uomo ha a disposizione. Deleuze va oggi riletto come autore-che-non-si-rassegna all’appiattimento dei vari “pensieri unici” del nostro tempo.

Ascoltiamolo ancora:

Può ben darsi che Marx e Freud siano l’alba della nostra cultura, ma Nietzsche è un’altra cosa, è l’alba di una contro-cultura”. […] perché se si considera non la lettera di Marx e Freud ma il divenire del marxismo e del freudismo si vede che essi hanno esorcizzato ogni carica eversiva del pensiero dei loro iniziatori, in quanto hanno fatto funzionare il marxismo e la psicoanalisi come mezzi di ristabilimento di codici (lo stato, l’economia, la famiglia) mentre Nietzsche è proprio il contrario, la negazione di tutti i codici, la rivendicazione di un nomadismo del pensiero e della vita. C’è qui un’esplicita distinzione tra significato originario del messaggio di Marx e Freud e gli sviluppi istituzionalizzati delle loro “scuole” (“Introduzione a Nietzsche e la filosofia” di Gilles Deleuze, a cura di G. Vattimo, 1978).

La libertà di pensiero che ci è data, dice Deleuze, ci deve portare a superare gli schemi e i modelli che si rifanno ad autori diventati autorevoli, anche perché trasformati dal pensiero successivo degli interpreti. E questo vale anche per Nietzsche, poiché nessuno è escluso dal pensiero critico.

Pare echeggi qui la critica del pensiero cartesiano e leibniziano a una “scolastica”  stancamente accademica, che pensava di ripetere (rinforzandolo) il pensiero di Tommaso d’Aquino, di Bonaventura e Duns Scoto. Ma non era così.

I grandi maestri vanno ascoltati e letti, ma non devono essere imbalsamati in dogmi interpretativi immutabili.

Il nostro pensiero, proprio perché fluisce, deve ri-creare, interpretare, penetrare nei meandri del “non-detto”, nelle concavità dello specchio che riflette il mondo all’interno della nostra mente e del nostro cuore, farsi coraggioso ermeneuta del senso delle cose e della vita che scorre.

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