Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

… guardando l’immensa metropoli

Altissimo cielo del Cancro, tu che guardi los camiones nelle strade, hai presente il vento

e il tempo fermato,

e il tempo che ritorna.

Tu vedi la potenza, la tenerezza e il dolore, il grido di terrore,

la parola tronca, gli atti e perfino i desideri,

e le acque attese, a Mexico.

La notte scorre … attorno al Boeing 747 in volo verso l’Italia, e penso ai 22 milioni di abitanti che si affannano tra quelle luci del diametro di 60 kilometri. Lascio Mexico City per la terza volta in otto mesi.

La nuova azienda friulo-messicana sorgerà una ventina di km più a nord di Querétaro e occuperà a regime non meno di 200 lavoratori, il doppio del sito attuale, il quadruplo di due anni fa. Il sito sarà il Parque industrial de Querétaro, almeno dieci chilometri di lato, insediate grandi aziende europee e americane come Samsung e Eaton, quasi 20.000 lavoratori già occupati.

Il mondo ormai sta cambiando. E cambierà di più, cantava Shel Shapiro.

Attorno al Tropico del Cancro si sviluppa un nuovo mondo, qui in Occidente (come in Oriente), dove il cielo altissimo sembra proteggere gli aerei in volo. 5940 miglia da Francoforte, è il terzo volo più lungo senza scalo sulla terra, dopo Buenos Aires e San Paolo, Ciudad de Mexico. Sviluppo vorticoso da un lato e residui di orrore dall’altro, la fogna a cielo aperto che accompagna la carretera que lleva hacia al Norte.

Ma i ragazzi, facce da indios, sono la speranza, giovani ingegneri che sorridono e vogliono imparare l’italiano; Guadalupe detta “Lupita”, un’india azteca di diciannove anni, diplomata, è convinta del suo lavoro di controllo della qualità; Rodrigo, Roberto e Santiago non vedono l’ora di arrivare in Italia per un periodo di formazione con i colleghi di casa madre: uno nell’ingegnerizzazione del processo, uno nella supply chain e l’altro nella qualità. Le ragazzine all’Hotel Mirage ci apostrofano così: “Italianos? Que culo (sottinteso, ser Italianos)!” Ecco ancora l’opinione che si ha in giro -nel profondo- della nostra Italia, così maltrattata aquì, nell’Italia stessa.

I colori suppliscono tutt’intorno alla miseria delle strutture. Costeggiare le strade è come entrare in un museo vitalissimo di arte contemporanea, dove le opere d’arte sono la vita e il dolore delle persone, non i falsi capolavori accolti nelle Pinacoteche nazionali europee e nordamericane.

Sulla tangenziale un call center, fatto come un’astronave, dentro 2500 ragazze laureate, a 250 USD al mese, che lavora per banche e aziende: il più grande del Sudamerica.

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