Vicky Cristina Barcelona
Una sera all’Hotel Villa Irlanda a Formia, dopo almeno dieci anni. Per andare il giorno dopo a Carinola a trovare l’amico lontano.
In tempo per un bagno nella grande piscina messa lì tra gli ulivi.
La sera di piena estate esalta il profumo degli aranci tardivi e delle bouganvilee che coprono la muraglia.
Attraverso un vecchio arco si intravede il roccioso promontorio di Gaeta che già scompare nella foschia.
Dietro il corpo centrale della villa che ebbe ospite lo zar Alessandro la luce della sera si fa di tutte le tinte del tramonto tirrenico.
Cena “di terra” tutta sbagliata, ma va bene lo stesso … un goccio di Greco di Tufo freschissimo e una fetta di ananas, prima del ritiro.
Ricordi di altri profumi e stagioni. In camera in una dependance al pian di terra, con giardino privato.
In tv un film di Woody Allen, che non amo molto.
Non davo tutto quel temperamento a Penelope Cruz. Javier Bardem è uno di quelli che intriga anche un po’ sporco barba lunga e alitosi (immagino, guardandolo). Lo ricordo spietato assassino nel film dei Coen Non è un paese per vecchi.
La storia è quella sempiterna dell’incertezza misteriosa dell’amore, che c’è e non c’è. La Penelope dice alla bionda americana (Scarlet Johansson) che era diventata l’amante dell’ ex (?) marito (Bardem) che non deve andarsene, altrimenti tra loro due scoppiano casini, perché lei (l’americana bionda) è l’ingrediente che manca nel menage a tre (!). L’altra, la Vicky, che comunque si ritrova ad amare il bislacco pittore bohemien (sempre Bardem), sposa un impiegato brav’uomo americano con il quale si annoia, e così … boh, non si sa.
Amor c’a nullo amato amar perdona, cantava Dante (V, Inferno), amor c’a ogni amato perdonar dovria, yo diria, anche se in un dodecasillabo.
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