L’uomo di Novi Sad
Si era svegliato e sentiva i capelli umidicci. Non capiva perché gli pareva di essere capovolto. Stava viaggiando in auto … L’ultimo pensiero era stato “vado avanti ancora un po’ anche se è buio, mi fermerò a dormire dopo Novi Sad, magari a Zagabria, se ce la faccio, e domani sono a casa“.
Realizzò di essersi rovesciato con la macchina … cercò di liberarsi dalla cintura di sicurezza e ce la fece dopo un paio di tentativi. Gli parve di perdere i sensi, ma poi si sforzò di guardare da dove proveniva un poco di luce e vide che il finestrino dell’auto era in alto. Sgattaiolò fuori, non seppe come …
Era oramai buio alle cinque del pomeriggio, buio e un poco nebbioso. La strada era umida come può esserlo nei Balcani a dicembre. Il viandante Ivan proveniva dalla Romania e doveva tornare in Italia. I colleghi avevano deciso di passare per l’Ungheria, Budapest, Pecs e poi giù verso Lubiana, ma lui aveva preferito fare la “strada bassa”, tornando per la Serbia. Nel 2004 le guerre balcaniche erano finite, ma il sentore di ciò che era successo qualche anno prima era ancora forte …
Vide le luci roteanti di un’ambulanza, capì che era lì per lui … c’era la polizia che voleva farlo salire sull’ambulanza. Si rifiutò. Intanto sentiva scendere lungo le guance e tra i capelli e il collo un liquido caldo. Era lì, sconcertato e incredulo … era uscito di strada: un capogiro, un microaddormentamento, una distrazione. Era vivo!
Fu allora che vide fermarsi una grossa auto, gli parve fosse una Mercedes, da cui scese un uomo elegante che parlava inglese. Lo invitò a salire, e lui accettò. Lo portò in ospedale dove fu medicato e curato. E poi lo portò a casa sua. L’italiano aveva firmato per uscire sotto la sua responsabilità, perché lo volevano trattenere in osservazione.
Dormì a casa dell’uomo che lo aveva soccorso. Profondamente. Una casa comoda vicino a un lago, e una moglie gentile gli aveva presentato l’Uomo di Novi Sad.
L’indomani mattina si sentiva molto meglio, aveva la testa avvolta da un turbante di bende, ma si sentiva in grado di proseguire nel viaggio di ritorno.
Il suo benefattore lo accompagnò al Tribunale per il processo per direttissima che doveva celebrarsi. L’ammenda pagata gli fece riottenere il passaporto e potè cercare di partire. Lufthansa non lo caricò sul volo per Monaco. Arrivò a Milano e poi a Venezia, così com’era, bendato e stanco.
Pensò a lungo all’Uomo di Novi Sad, che l’aveva soccorso, e realizzò che ogni uomo è diverso da tutti gli altri. Non ci sono popoli buoni e popoli cattivi, ci sono solo persone diverse … e che il destino è quello che ci costruiamo con le circostanze in cui incorriamo.
Andrà un giorno a trovare l’Uomo di Novi Sad. Magari questa estate, viaggiando verso sud-est, fino a quello svincolo dove aveva incontrato l’Angelo suo, il custode.
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