Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Beatrice e Demetra

Demetra, Δημήτηρ, “Madre terra” o forse “Madre dispensatrice“, (dall’indoeuropeo dheghom mather?), Cerere per i Romani.

Nutrice e madre di ciò che è giovane, vitale, e del mutar delle stagioni, ella presiede alle leggi naturali, che son sacre, sopra la vita e sopra la morte.

Demetra è la dea del raccolto,  del grano e dell’agricoltura, e guida l’alternanza di fertilità e sterilità della natura.

Ha perso sua figlia Persefone, che le è stata rapita da Ade.

Per ben sei mesi all’anno la figlia deve stare negli Inferi, in attesa del risveglio.

Omero la nomina “portatrice di stagioni“, precedente al culto degli dèi Olimpi. Ai Misteri di Eleusi, il popolo la invoca fiducioso.

Beatrice, che “tanto gentile  e tanto onesta pare”  accompagna Dante nel lungo itinerario extramondano, oltre il Purgatorio.

Nel Paradiso è guida del Poeta.

Dopo l’amore umano e oltre vi è l’amore divino, e l’abbandono totale di ciò che è umano.

Al di là di tutto, nella soprannatura non vi sono emozioni e turbamenti e convenzioni e menzogna. Solo, e cioè totalmente, la gioia dell’Eterna Luce.

La Verità regna sulla Conoscenza, perché coincide con Dio.

Dio tutto avvolge ciò che ha creato, e continua a creare contemplando.

Beatrice è -allora- donna, ma anche tutta l’umanità salvata.

Se ne La Vita nova, Dante aveva cantato la donna conosciuta e amata di amore terreno, nella Commedia questo amore diviene eros-agàpe, che avvolge e comprende il destino di ogni anima.

Le ho per casa, la cara Demetra (per giorni), e Beatrice, mia figlia forever.

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