Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Ognuno sta solo

sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

Forse Gheddafi (anzi certamente) non conosceva questa poesia di Salvatore Quasimodo, che la pubblicò in Acque e terre, nel 1930. La gloria apparente e le pompe del mondo non salvano l’uomo dalla solitudine, figlia della incomunicabilità e della mancanza di relazione, figlia di un’antropologia del potere che non ammette i propri limiti, semplicemente umani, figlia di un soggettivismo generico che ha origini lontane e che oggi permea questo mondo, in special modo l’Occidente.

Si può dire certamente: ecco questa è la fine dei tiranni: Hitler disperato suicida, Mussolini fucilato senza processo, Stalin avvelenato (?), Ceausescu fucilato dopo un processo di 55 minuti, Saddam Hussein impiccato, Gheddafi freddato in strada pesto e lacero come un brigante catturato. Certamente per vendetta, ma anche per barbarie ancestrale, simile alla sua, nel suo inizio interiore e nel suo esprimersi concreto e sanguinoso.

La barbarie prospera dove non c’è la relazione. La barbarie prospera ovunque vi è devastazione e irragione, libero campo alle pulsioni di distruzione e di abbandono al piacere del nulla.

La vita è precaria, anche quella dei violenti e dei devastatori, e la relazione tra esseri umani necessaria, pena il decadimento del senso, cioè della direzione verso la quale l’uomo cammina. La vita senza relazione diviene insensata (cfr. in Buber e Lèvinas).

Le valutazioni politiche, economiche  e militari le lasciamo ad altri.

Qui conviene portarsi all’origine, all’inizio dei sentimenti, della ragione e del senso degli atti umani.

Il poeta dice semplicemente che l’uomo è “trafitto da un raggio di sole”, che è la luce della speranza, ma poi è subito sera, perché la vita è breve e così passa la gloria del mondo. Quindi il raggio di sole ferisce, anche, fino alla morte.

E Ungaretti, a bosco Courton sul fronte orientale (qui da noi) nel 1918  scriveva: Si sta/ come d’autunno/ sugli alberi le foglie. E il titolo era “Soldati“.

Forse Gheddafi conosceva invece un distico del poeta berbero Si Mohand:

« Aql-agh newghel di ddunit
lh’al d tameddit
nettazzal nug’ a tt-neqd’aâ »
 

 
 
« Non riesco a tener dietro a questo mondo
ed è subito sera
per quanto corra non riesco a raggiungerlo »

Anche per Muammar el Gheddafi, morto ammazzato il il 20 ottobre 2011, è venuta subito sera, all’improvviso.

Che Dio-Allah abbia pietà di lui e anche di chi lo ha ucciso.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>