Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Tra “giusto” e “naturale”

A volte capita di sentir dire “è giusto“, oppure “è naturale“.

Ma qual’è la differenza concettuale tra le due espressioni? Non sempre risulta chiaro dai contesti discorsivi e dalle intenzioni di chi parla.

Si potrebbe dire che “è naturale” ciò che attiene all’agire della natura generalmente intesa, ovvero, sia che intendiamo gli aspetti vegetativi, sia che intendiamo quelli istintuali, presenti anche negli esseri autoconsapevoli e raziocinanti come l’uomo.

Ciò che è naturale può essere dunque considerato al di fuori dell’area di competenza del sapere etico quando ha a che fare con l’anima vegetativa del mondo, ma non si può ritenerlo esente da un giudizio etico quando rientra nelle attività umane.

Ciò che “è naturale” può essere ingiusto, allora, se viola i principi morali che una determinata cultura condivide, e, più in generale, se offende i diritti e la dignità di ciascun uomo.

E’ “naturale“, infatti, la lotta e la competizione, ma se attuata senza il rispetto per gli altri diventa ingiusta e iniqua: moralmente riprovevole.

Per tutte queste ragioni è necessario distinguere rigorosamente tra “ciò che è naturale” e “ciò che è giusto“.

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