Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Grazie all’aria cristallina

… di questa mattina d’inverno.

Grazie alla profondità azzurra del cielo terso e alla cerchia delle montagne, che sembra di poter toccare allungando un braccio, con i vostri nomi … Sernio, Grauzaria, Chiampon, Cuàr, Cavallo, Crep Nudo, Cornaget, Raut, Canin, Amariana, Rombon, Matajur e oltre, forse lo Jalovec, grazie dei vostri colori che mutano nel cammino del giorno, e verso sera accolgono l’enrosadira, o il tenue inrosarsi della roccia.

Grazie agli scorci boscati oltre la ripa del Fiume, che anseggia da pochi chilometri, e già si ingrossa e scorre e mormora oltre i ponticelli del borgo, inoltrandosi nella campagna per accogliere altre acque, altre vite.

E allora, se questa è la gioia che provo, e che provano in tanti, che cosa passa per la mente di chi -invece- tratta questi luoghi, come altri luoghi probabilmente, alla stregua di immondezzai, lasciando cartacce sparse, sacchi di immondizia, bicchieri di plastica usati?Che riflessione guida le azioni di queste persone? O meglio, vi è una riflessione consapevole in queste persone? Vi è un pensiero? O solo un agire automatico, istupidito dalla pigrizia e dalla consuetudine, reso inerte da una sorta di sub-cultura della “pretesa”, ché tanto c’è chi pulisce, e allora … tanto vale sporcare. Forse sono gli stessi che lasciano nelle sale cinematografiche i bicchieroni delle patate fritte, del pop-corn e delle coca cola sulle poltrone. Forse sono gli stessi che gettano dai finestrini dell’auto scatole finite di sigarette e bottiglie di plastica, e lattine di birra. Forse.

Possiamo sperare che, magari lentamente, si accenda un pensiero in quelle menti intorpidite? Chissà che qualcuno di costoro non legga queste righe e, magari dopo un primo moto di fastidio, ci pensi un po’?.

E grazie anche a Michael Dummet, che se ne va, con il suo pensiero profondo lasciato qui a noi che restiamo (per il momento): capace ancora di dirci che è possibile conoscere le verità, in questo mare magnum di incertezza, che vi sono pensieri in grado di attingere alla realtà perché veri come la realtà che è, non come quella che appare agli scettici. E grazie a Roberta De Monticelli, gentile pensatrice, che ce lo ricorda oggi.

Il limpido pensiero ci aiuta a comprendere quello che può essere compreso della persona, del libero arbitrio, delle sue contraddizioni e spaventi, delle incertezze e rovine interiori, e rinascite da cumuli di ordinarie tristezze, dalle nebbie dei concetti senza verifica, dalle marmoree ideologie.

Il pensiero che si libra, si infila nei pertugi del discosto, del nascosto, del non-detto, il pensiero che va e poi ritorna, come il vento, pnèuma, ruah, spirito che va dove vuole.

Tempo che scorre e tempo che si ferma nel fotogramma, anzi non-più-tempo, ma eterno istante che ti allena a ciò che non conosci, a ciò che pensi tu sia dopo … Dopo.

Io e Tu come persone che possono litigare sul nulla e ascoltare assorti i Concerti Brandeburghesi diretti da Karl Richter.

Assistiti dai lobi pre-frontali che ci rendono meno bestie di quello che siamo, che ci frenano nella vendetta veniente come sentimento ancestrale dai precordi della nostra natura. Come ci spiega Steven Pinker: noi riteniamo che i danni inflitti agli altri siano giustificabili e perdonabili, mentre quelli che subiamo sono immediatamente ingiustificati e terribili.

E così inizia la violenza, che connota tutta la nostra storia di animali autoconsapevoli. Ma la violenza diminuisce, nonostante i titoli urlati dei media. Diminuisce, perché lentamente, forse, l’uomo sta diventando sempre più uomo.

L’episodio più terribile (più delle immani tragedie del secolo breve appena trascorso) della storia, spiega Steven Pinker, fu la strage di An Lushan, avvenuta in Cina nel VI sec., che fece 36 milioni di morti, in proporzione come mezzo miliardo ai tempi nostri.

La ferinità diminuisce. 

Se oggi Platone, Aristotele e Agostino fossero tra noi, studierebbero neuroscienze e psicologia cognitiva.

E infine, per una giornata piena di luce, che cosa se non la consolatione philosophiae di Pierre Hadot, che si è perso/guadagnato la vita leggendo i grandi greci?

… per essere sempre pronti a seguire “il timoniere, se questi ti chiama, lascia perdere tutto, e corri alla nave senza voltarti indietro“, come spiegava Epitteto.

Grazie alla  dies dominica 8 di gennaio di questo 2012, così rotondo per la mia vita, e chi mi conosce sa perché!

Grazie al mio paese, pieno d’acque, che stamani mi ha accolto, anche se ero in incognito, non riconoscendomi, ma mi ha accolto con i suoi paesaggi e il suono delle sue campane. Memore di molti decenni or sono, quando con mio padre percorrevo i viottoli verso le acque.

Grazie.

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