Gli uomini dell’acqua
… scrive Alberto Negri sulla Domenica del Sole 24 Ore di oggi:
“La religione dell’acqua e della luce scivola sulle increspature di un’ansa del Tigri che forse un giorno la inghiottiranno per sempre, cancellata dall’onda lunga della barbarie … Ma qualcuno ancora crede intensamente in Jardna, la fonte della vita, negli spiriti della Luce e in Shamish, che cavalca il carro del Sole, in Manda, la Conoscenza, un Dio unico, indeterminato, indivisibile, che non può fare nulla di ingiusto … Le minoranze irachene si assottigliano drammaticamente: i cristiani, caldei, latini, armeni, nestoriani, siriaci, assiro-ortodossi, erano il 5 per cento della popolazione, oggi sono ridotti all’uno per cento e la terra di Abramo spazza via anche gli altri, dai Mandei agli Yezidi, che stanno scappando verso le montagne innevate del Kurdistan …”.
Abbiamo bisogno di riprendere a pensare in silenzio come gli uomini dell’acqua del Tigri, sapendo che il il silenzio è l’eloquenza della natura e Parola di Dio, che risuona nel cuore.
In Apocalisse 8, 1 si legge “Si fece silenzio per circa mezz’ora“, un miracolo oggi …
Il Dio dell’Oreb si svela ad Elia non nelle folgori, nel vento tempestoso e nel terremoto, bensì in una “qòl demamah daqqah“, una “voce di silenzio sottile“.
E la sapienza greca ammoniva che “il sapiente non rompe il silenzio se non per dire qualcosa di più importante del silenzio“.
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