Il tenente Sturm e gli ingordi
Giornata di piena estate, cicale e silenzi del borgo.
Hilarotragoedia risolta della figlia inquieta nel luminoso mattino dell’infinito giorno.
Il tempo concede di rallentare i bioritmi vitali e di guardarsi attorno, ascoltando, in attesa del lungo viaggio vero Sud, alla ricerca di tante ragioni, e domattina … in cammino.
Leggo Ernst Jünger, un volumetto edito nel 2000 da Guanda: Il tenente Sturm, storie di guerra, della Grande guerra, fronte occidentale, le battaglie della Marna e di Verdun. Una specie di autobiografia nella quale lo scrittore tedesco affonda la sua riflessione cercando verità indicibili dalla cultura del politicamente corretto, e quindi tout court verità.
Alle pagg. 39-40: “(…) Quanti dei nostri letterati siedono là a quest’ora. Ma questa è la grande differenza tra noi e loro: quelli osservano e scrivono, mentre noi siamo in azione. Essi hanno perso il contatto con la realtà, mentre in noi vibra il ritmo grandioso della vita. Dietro quale bandiera si sia è, in fondo, lo stesso, ma una cosa è certa: l’ultimo grigioverde o l’ultimo Poilu che fece fuoco e caricò nello scontro della Marna ha per il mondo un significato più grande di tutti i libri che questi letterati possono accatastare uno sull’altro. (…) Prova a immaginare che a un condannato a morte rinchiuso da mesi in una cella deserta venga regalato, prima dell’esecuzione, un mazzo di fiori. Non saprà forse gioire in maniera profonda e del tutto singolare di ogni colore, di ogni petalo, di ogni stame? Guarda poi come Wilde canta il frammento di cielo che per i detenuti si ritaglia nelle aperture del muro del penitenziario di Reading. E’ appunto quando è più minacciata che la vita cerca di mantenere il maggior numero possibile di legami, invia i suoi segnali luminosi, i suoi radiomessaggi, come una nave che affonda. (…)
Leggo anche di politici ingordi che vorrebbero riforme tali da salvaguardare ancora una volta, l’ennesima, la loro sedia: politici in carica da cinque, sei, sette legislature, politici che quando aprono bocca si sa già ciò che stanno per dire, uomini e perfin donne (ahi) che stanno sulla tolda delle nave che affonda, ma è solo la loro nave, inebetiti, uomini e donne che hanno nomi e cognomi conosciuti, proclamati e ridetti miriadi di volte dal sistema massmediatico, nomi di persone che senza di esso sarebbero dei silenziosi nulla; di destra, di centro e di sinistra, locali e nazionali, da Casini a Rutelli (ahidoppio, se sapeva di Lusi è stato partecipe, se non sapeva nulla, scemo, peggio quest’ultima ipotesi), da Fini (l’uomo di tutte le stagioni) a Bossi (non spariamo sulla fragilità), Berlusconi (e basta ora?), D’Alema e i suoi più o meno coetanei virgulti… Bindi (ricordo per contro l’omonimo Umberto Bindi con affetto), e gli altri sodali, colonnelli li chiamano, ma son caporali: i Cicchitto, i Gasparri, i Donadi, i Rotondi (who?), e Di Pietro? E Formigoni… mamma mia e qui possiamo continuar stonando…
Qualche decennio fa i nomi erano quelli di Nenni, don Sturzo, Einaudi, Dossetti, La Pira, Moro, Pertini, De Gasperi, Berlinguer e… perché no, Craxi. Ora i nomi sono quelli che abbiamo raccolto appena sopra, limitando l’elenco per pietas patriottica.
Si può chiedere il gentile lettore: che c’entra il tenente Sturm con questi inetti ingordi? Nulla, solo per dire con il grande padre Origene di Alessandria, amico mio di tanto studio, che l’uman genere può darsi in tanti modi, capace di sbagliare e di far cose sante ed eroiche, e comunque di spezzare le catene del destino. Sturm nella battaglia e questi nella poltiglia, ma Sturm, che vuol dire “tempesta” le catene le ha spezzate, questi ultimi ne sono avviluppati fino al loro oblio, che è prossimo.
Amen.
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