James Holmes e…
Denver-Aurora, Colorado, U.S.A.. Un ventiquattrenne universitario quasi laureato in medicina entra in un cinema armato dove si dà l’ultimo film di Batman, vestito da Joker, e fa fuoco sugli spettatori, ne uccide dodici e e ne ferisce cinquanta e oltre. La casa dove vive è piena di esplosivo, che la polizia fatica a disinnescare. Viene catturato e ora rischia la pena di morte.
Visco, Friuli, un trentaduenne compra una pistola Glock calibro 9/21, va dalla cognata che lo aspettava, la ammazza con tre colpi e poi si suicida.
Due scie di sangue in ventiquattr’ore, radicalmente diverse per circostanze e dimensioni, lontanissime nello spazio del nostro pianeta.
Sangue che scorre come acqua di un altro colore. Qualcuno lo versa, dalla normalità della vita. Normalità? Che cos’è? Chi la conosce? A che serve? Quale è? … la normalità.
La vita delle persone si rompe in qualche punto. Non sappiamo quale.
Non conosco il contesto di Holmes del Colorado; si dice che il ragazzo di Visco fosse esasperato dalla famiglia estesa, tre appartamenti vicini, parenti più o meno lì attaccati, fastidio, invadenza ? Attrazione-repulsione, odiamore insieme?
Siamo delicati, fragili, atterriti dal nostro tempo che sta perdendo il senso.
Holmes e Bertoia, così diversi, oggi accomunati dalla cronaca che dicono nera.
Sani di mente, e noi siamo sani di mente? Noi non spariamo. Ma perché non spariamo a qualcuno, forse perché non arriviamo al limite della solitudine?
Dov’è il limite della solitudine che ti intorcola le budella e il pensiero fino a volerti affermare al mondo cercando l’odore di morte (Holmes)? Oppure per fermare un intreccio di pensieri e sentimenti che erano diventati malsani (Bertoia)?
Che fare se non recuperare la pazienza della relazione, del dialogo? la sua fatica la sua lotta il suo sudore la sua imperfezione? chi ascolta chi oggi? chi sarà il prossimo?
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