Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Mai rassegnarsi

…suggerisce Gaetano Salvemini (Molfetta 1873 – Sorrento 1957) in una lettera del 15 Giugno 1898 a C. Placci, e qui mi piace aprire una specie di dialogo a distanza, costruendo (con Gadamer) una fusione tra il mio e il suo orizzonte.

R. “E dunque caro Salvemini Lei dice che non bisogna mai rassegnarsi, io condivido, ma Lei perché lo sostiene con tanta forza?”

S. “Sono convinto che a questo mondo si rassegna solo chi non ha bisogno di fare altrimenti …”

R. “Vale a dire che uno di condizione agiata non ha ragioni per non rassegnarsi … alla propria condizione agiata?”

S. “Sì, più o meno, la rassegnazione è la filosofia di vita di chi non è abituato a lavorare sempre col dubbio di perdere il lavoro, a lottare sempre col dubbio di rimanere sconfitto nella lotta, a dormire  col dubbio di svegliarsi e di trovarsi affamati“.

R. “Situazioni che conosco e ho vissuto seguendo le ansie di mio padre che quando si accorse di avere più lavoro in Italia se ne andò in Germania dove faticò come un animale da soma perdendo la salute, ma lasciandomi quel poco che era tantissimo per agganciare ciò che mi avrebbe permesso di staccarmi dalla sua condizione proletaria, lo studio“.

S. “Lei dice bene, perché non ha conosciuto la rassegnazione come filosofia dei soddisfatti. Io credo che Lei da bambino abbia visto la rassegnazione come il peggiore dei mali, perché se Suo padre si fosse rassegnato alla disoccupazione …”

R. “La mia famiglia sarebbe andata in rovina …”

S. “Infatti, Suo padre (e forse anche Lei) è stato abituato a lottare ogni minuto, e così ha preso abitudine alla lotta, dando valore a ogni piccolo sforzo, a ogni piccola crescita, a ogni passo di affrancamento dalla precarietà, al valore di ogni giorno che viene“.

R. “Caro Salvemini, Lei sta descrivendo il flusso, il filo rosso dei miei ricordi: così è andata, l’affrancamento dal bisogno e dal rischio non è mai definitivo, perché ancora oggi a quest’età matura io sono attento all’immediato futuro che non è scontato, nonostante mi sia costruito qualche prospettiva professionale … il mio pensiero è quello di riuscire a mettere mia figlia nelle consizioni di non dipendere da nessuno … studiando e cercandosi una strada autonoma“.

S. “Dobbiamo stare attenti alle bufere della vita che si possono avvicinare a noi e travolgere in qualsiasi momento, ma dobbiamo cercare anche il dialogo con gli altri, costruendo ponti e solidarietà comunitaria“.

R. “Siamo sulla stessa lunghezza d’onda Gaetano, mi scusi se mi permetto di chiamarLa con familiarità, non muore l’idea che ci accomuna, di un Socialismo democratico e paziente, attento e rispettoso, costola sociale del Cristianesimo, in grado di dare sostanza alle democrazie imperfette e cagionevoli che stanno languendo nella globalizzazione planetaria …”

S. “E che la buona Politica torni a governare sull’economia e sulla finanza, ispirata a un’Etica del Bene comune, come insegnavano, sia i Padri del Socialismo riformista, sia i grandi Filosofi e Teologi della nostra Tradizione“.

R. “Sono contento di averLa incontrata lungo questo cammino, che io sto ancora percorrendo, non dimenticherò questo nostro Dialogo e questa nostra condivisione. Mai rassegnati, mai disperati, sempre fiduciosi nella possibilità del Bene”.

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