…a sedici secondi dalla fine
…in London, trentesima Olimpiade moderna, fine luglio 2012, Vezzali Valentina, la più grande schermidrice di sempre, era sotto di quattro stoccate per il bronzo. Non per l’oro, cui lei è abituata da un quindicennio.
In sedici secondi recupera le quattro stoccate e vince.
Uno può chiedersi: chi gliel’ha fatto fare? Nessuno si ricorda degli “argenti” e dei “bronzi“, anche delle grandi gare: solo gli “ori” restano nella storia dello sport. Nelle vite individuali, invece, tutto resta, tutto, così come sotto un profilo metafisico: ciò che accade, ciò che avviene, una volta accaduto nel tempo, è per sempre. E quindi anche il bronzo di Valentina.
Lei non si interessa di metafisica, ma vive la sua vita e per lei “quel bronzo” era importante come un oro. In che senso? In un purissimo senso interiore.
Non è importante il valore assoluto, o anche “di mercato”, di ciò che si vince, ma conta ciò che il valore è per la persona stessa. Conta il valore esistenziale, il valore morale, il valore e basta.
Che lezione per un giovane che abbia visto il confronto sportivo di cui parliamo?
Nulla di utilitaristico o di mediatico, ma tutto legato a una concezione della vita.
Non occorre scalare l’Everest o il Cervino: per noi Friulani basta anche il bastione prealpino del Cuar, da cui si intravede la lontana marina e talvolta la costa estrema dell’Istria di Punta Salvore.
Basta fare al meglio quello che si può, tutto quello che si può, usando i talenti di madre natura, nondimeno, come insegna l’autore del Vangelo secondo Matteo al capitolo 25, 14-30.
Non solo, ma evitando la vanagloria che a volte il valore autopercepito di se stessi fa emergere.
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