Distesa estate…
…stagione dei densi climi/ dei grandi mattini/ dell’albe senza rumore…
così inizia una lirica di Cardarelli dei tempi di Solaria, anni ’20 del secolo scorso.
Così scorre la mia “Feria d’agosto“, e questa è una citazione pavesiana, antiche giovenili letture di tardo adolescenti, tentativi di gioventù.
Chi mi bazzica attorno sfugge in ricerca di “Altre emozioni” (l’ultimo Sergio Endrigo di Canzoni di Confine).
Bea qua e là che “ama la libertà” (Patty Pravo, 1968), di musica adusa e confusa, ma non tanto, di tremori certamente, dell’età sua.
Prenderò sul tardo pomeriggio la bici vecchia-nuova, una Iride, come quella di Pietro, solo che non è nera è color panna e andrò per paesi lungo il Tagliamento, dai nomi alto-slavi: Iutizzo, Gorizzo, Gradiscutta, Santa Marizza, Belgrado, sembrano serbo-croati.
Ho trovato le grave, lasciato la bici in un cespuglio son sceso a camminare seguendo le anse del Tilaventum, l’ho guadato più volte lasciandomi alle spalle gruppi di bagnanti con tanto di ombrelloni e gazebo. Scendendo lungo il corso fino a bagnarmi i bermuda, mi sono rinfrescato le tempie e le braccia, ascoltando lo sciabordio dell’acqua. Trovato una pozza di un metro e mezzo, verrò di nuovo per un bagno.
E poi, mentre tornavo dopo aver salutato i poeti di Santa Marizza, per Passariano, è venuta la sera sempre meno lentamente, con brividi di presago autunno, luce radente dall’orizzonte occidentale tra gli alberi, Di la dal fiume e tra gli alberi (E. Hemingway).
Un’aspra malinconia mi accompagna, compagna del tempo che non esiste, pallida ombra dell’essere.
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