Andando stamani per sentieri silenti con Abelardo, Bernardo e Anselmo, e Tommaso, Bonaventura, Guglielmo Goffredo, Giorgio Guglielmo Federico, Emanuele… in cerca di Dio
Pietro Abelardo (1079-1142). Qui non parliamo della fin troppo nota intensa vicenda vissuta con Eloisa. Per lui la logica della ragione era precisazione di termini, liberazione da oscurità incomprensibili, chiarezza come acque limpide di sorgente. Ma diceva: “Io non voglio essere filosofo contraddicendo san Paolo; né voglio essere Aristotele per separarmi da Cristo“.
Bernardo di Clairvaux (1091-1159). Santo e Dottore della Chiesa. Bernardo temeva che un eccesso di enfasi nella ragione naturale separasse l’uomo da Dio, intiepidisse la fede del cuore, e perciò pensava che “l’uomo non può levarsi superbamente faccia a faccia con Dio in un’intuizione solamente intellettuale…”.
Anselmo d’Aosta o di Canterbury (1033-1109). Santo e Dottore della Chiesa. Nato a Pavia, fu monaco a Bec in Normandia e poi consacrato vescovo di Canterbury. Anselmo pensava che la fede dovesse richiedere l’intelletto, Fides quarens Intellectum, poiché essi sono solo parti di un unico processo conoscitivo, tale da essere in grado di credere pensando all’esistenza di Dio.
Ecco il punto, per Anselmo, ma anche in modi diversi per Pietro e Bernardo, Dio è conoscibile come dato di ragione (anche se non comprensibile) dall’intelletto umano, perché questo è in grado di pensare “Id quo magis cogitari nequit“, cioè un Qualcosa di cui non si può pensare alcunché di più grande.
Nella mostrazione ontologica dell’esistenza di Dio lo seguirono san Bonaventura da Bagnoregio, Guglielmo Gottfried Leibniz e Giorgio Guglielmo Federico Hegel, non lo seguirono san Tommaso d’Aquino e Immanuel Kant.
Per i primi tre il dato logico coincide con il dato ontologico, cioè il pensato al reale, per i secondi due no.
Infatti Tommaso si sforzò nello stesso desidero di mostrazione dell’esistenza di Dio, proponendo le cinque prove cosmologico metafisiche: moto, causa efficiente, contingenza e necessità, gradi di perfezione degli enti, fine, ma Dio resta ugualmente sfuggente alla ragione e intriga ogni momento chi lo pensa ogni momento (dal mattino che mi sveglio a prima del mio addormentamento), così come ogni altro essere umano pensante. Specialmente se ateo, agnostico o dubitante.
Oh, grazia sia sul dubitante… come insegnava Agostino.
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