…non esistono cosmologicamente, esistono solo esteticamente, cioè in base ai nostri sensi corporei, che dai tempi di Platone sono considerati una fonte di conoscenza imperfetta. La conoscena estetica è “tolemaica“.

Infatti, cosmologicamente la terra ruota su se stessa e attorno al sole, che né sorge né tramonta, e dunque la conoscenza che la riguarda è “copernicana“.

Ma basta la conoscenza copernicana? Come la mettiamo con i sogni? Come facciamo con la chiarezza confusa del sentimento? Come la mettiamo con la poesia e con la profezia?

Come facciamo con le sfumature, le mezze tinte della vita, le incertezze, gli sfondi indefiniti, le decisioni difficili, pericolose o perfino indecidibili, le anomie incomprensibili, le aporie, l’assurdo vero o apparente, il dubbio che ci interpella in ogni istante? Come convivere con la precarietà senza preghiera, come? Come accettare il presente-unico-tempo e attendere il futuro senza angoscia?

Abbiamo bisogno della conoscenza estetica per far respirare lo spirito, visto che quella copernicana ci obbliga alla realtà cogente, oggettiva, indipendente dalla nostra osservazione.

Meno male: dopo Heisenberg sappiamo che le particelle di materia (o di luce), se le osserviamo, si comportano sempre in modo diverso, e così anche noi umani facciamo: abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi, a volte per esser eroi (o farlo?), a volte per essere pirla (o farlo?).

Abbiamo bisogno di spettatori, del pavoneggiarsi specchiante del tacchino che si crede uccello del paradiso e invece  solo uccello è, se lo è…

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