Se questo è un uomo
Un operaio edile siciliano di 61 anni si è suicidato.
Aveva perso il lavoro e non riusciva più a trovarlo.
Non riesco a titolare diversamente da così, mutuando il titolo dal libro di Primo Levi,
“Se questo è un uomo“.
Leggo dal web: Nel suo messaggio di addio, Giuseppe, in un pezzo di carta dentro una copia della Costituzione Italiana, ha inserito l’elenco di tutti i morti per disoccupazione degli ultimi due anni, che aveva letto nelle cronache dei giornali. L’ultimo nome in fondo alla lista è il suo. A fianco, vergate di suo pugno, due frasi secche. “Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione“.
Caro lettore,
quante persone incontro o mi scrivono inviando il curriculum speranzosi. Che poche risposte riesco a dar loro!
Anche se cerco, cerco e raramente trovo. E se trovo un’opportunità poi è difficile concludere con un’assunzione. Qualche volta si fa e allora riparte una vita.
Ho bordeggiato la mia vita lungo questi territori, da quando -bimbo- vedevo mio padre partire con altri cento per “le Germanie” verso lavori di miniera o di cava, in mezzo alle grandi foreste dell’Assia, e quando tornavano era festa, e qualcuno non tornava (Beppino), o tornava sciancato (Giovanni).
Mio padre alla fine è tornato, ferito per sempre nell’anima.
Alzarsi la mattina del lunedì e salutare a casa partendo per il lavoro, chi non ha provato non sa che vuol dire.
Non avere dove andare la mattina del lunedì, chi non ha provato non sa che vuol dire.
Chi ha vissuto e vive del proprio lavoro sa che si chiama dignità.
Per questo soffro con loro, ora che la fatica ha (finora) pagato a me stesso il suo debito.
E se posso sono con loro fino in fondo, con quelli come Giuseppe.
Anche finendola qui, nel silenzio di questa domenica.
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Caro dott. Pilutti, ci siamo conosciuti oggi in fabbrica. Se ha capito chi sono, bene, tra “alcuni” non sono necessarie presentazioni.
Leggo con grande ammirazione queste sue parole, colpito nell’ animo profondamente e contento di aver inteso subito, a pelle, che persona avevo di fronte. Io penso che la dignità di un uomo, di un padre, di un lavoratore non debba mai giustificare gesti come quello di Giuseppe e che nemmeno debba essere calpestata da logiche d’ impresa animate solo dal profitto a tutti i costi.
Spero che le sue parole non restino semplicemente scritte qui ma che siano guida della sua e della nostra vita…
cordialità
Parla di dignita’ del lavoro, dopo aver fatto il capo del personale per qualche anno in Danieli ed aver peggiorato le condizioni generali di tutti i dipendenti……….
Se non ricordo male proprio quando era lei si sono installati gli orologi dove si timbrava solamente in entrata, e mai in uscita………
Bah.
Caro signor “non firmato”, la mia coscienza è tranquilla da tutta la mia vita, compreso il periodo in Danieli, tant’è che posso andare a testa alta ovunque, anche e non solamente per il mio comportamento in quella grande e bellissima azienda friulana. Sono contento, comunque, che Lei abbia la pazienza di leggermi, spero Le sia di aiuto, mandi, renato