L’ossimoro di Bersani
La metto giù così: qualche anno fa un dirigente “alto” del Partito Democratico e uno del Popolo della Libertà, quando Grillo si candidò alle primarie come segretario del partito, irridendolo dissero: “Si faccia il suo partito e ne diventi il segretario“.
Eccoli serviti! Chi erano quei furboni? … il dolente Fassino e “librostampato”-Gasparri sull’altro versante.
Scrivo a caldo queste righe appena dopo aver conosciuto i risultati definitivi di queste elezioni politiche.
Lo faccio da antico e mai pentito socialista riformista che non trova contenitore politico nell’attualità, e che ha votato turandosi il naso come un tempo disse di aver fatto Montanelli.
Il militante di mestiere ha perso, il politico di mestiere. Ed è giusto così. La loro arroganza ha perso e, mi dispiace dirlo, soprattutto di questa sinistra italiana, arrogante, triste e snob, come i suoi aedi giornalisti di Repubblica, de L’Unità e, quivi da noi, del Messaggero Veneto.
Il militante dunque si rivela per quello che è, militonto, cioè incapace di discernere tra la militanza e l’intelligenza delle cose. Di capire il cuore delle persone, tutt’altro che inclite o incapaci. La circonvenzione per stanchezza è finita, cari Casini, Bersani, Maroni e Berlusconi, todos caballeros sois.
Intanto godiamoci questa uscita dai c. di Fini, Bocchino (ah ah!) Di Pietro e altri inetti. La prossima volta (molto presto) toccherà agli altri tromboni da suburra.
Ora Bersani, il primo-nonvincitore (autodefinizione dello stesso, o perdente-invitto), paga l’aver mantenuto il suo establishment, che l’ha condizionato, e c’è chi rimpiange la mancata vittoria di Renzi: ma non vale, non serve dire così, sono considerazioni inutili: il vero problema di Bersani e di chi gli succederà al partito è una cultura sussiegosa e snob nei salotti nei cenacoli intellettual-giornalistici urbani, e una cultura spesso militan-militonta nel resto, là dove vi sono ancora molti che pre-giudicano la bontà delle idee basandosi su “chi-le-dice” o su “dove-son-scritte“: esempio, se una riflessione è pubblicata dal Giornale o da Libero è senz’altro riprovevole, truffaldina e cialtrona, mentre se è pubblicata su L’Unità o Repubblica è lodevole, intelligente, utile per l’Italia.
Questo è il problema di Bersani e di chi per lui in futuro, il superiority complex di una sinistra che ha ereditato, insieme a qualche virtù ancora poco percepibile, i vizi peggiori del vecchio comunismo nostrano.
Gaudeamus igitur quia multa bona in his populi comitiis stant.
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