Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Quanto vale un operaio

Caro lettore,

mentre tipi come pippocivati (e chi è?) e rosibindi, politici di professione supergarantiti di sinistra, moderata beninteso (!), si affannano a ostacolare il bravo Enrico Letta, centinaia di operai muoiono nel Bangladesh sotto le macerie della fabbrica dove percepivano 14 centesimi di dollaro all’ora, 40 dollari al mese. Che cosa c’entrino le due notizie vediamo dopo. Intanto la cronaca:

Una nuova tragedia ha colpito mercoledì l’industria dell’abbigliamento low-cost del Bangladesh quando un palazzo alla periferia di Dacca è crollato causando almeno 161 morti e oltre mille feriti  (dopo qualche giorno il bilancio dei morti ha superato la cifra di 1000, ndr). Un bilancio cresciuto nel corso della notte e probabilmente ancora parziale, perché parecchie persone sono ancora intrappolate tra le macerie dell’edificio. Per il paese asiatico, serbatoio di mano d’opera a basso costo per le catene di abbigliamento europee e americane, è una delle più gravi sciagure che giunge a soli cinque mesi dal pauroso rogo della fabbrica di vestiti Tazreen Fashion Factory, nel distretto industriale di Ashulia costato la vita a 120 operai. Il moderno edificio di otto piani, chiamato Raza Plaza e situato nella zona industriale di Savar, a nord ovest della capitale, si è piegato su se stesso come un castello di carte, intrappolando centinaia di operai e impiegati. La tragedia è avvenuta verso le 9 del mattino quando i dipendenti erano già al lavoro dietro le macchine da cucire e i telai di cinque grandi aziende di abbigliamento che lavorano per l’esportazione in tutto il mondo, tra cui anche l’Italia.  La scena è stata paragonata da un sopravvissuto a quella di un potente sisma. La struttura ha cominciato a cedere dall’alto e poi si è afflosciata al centro tra una nuovola di polvere“. (dal Corriere della sera del 26 aprile 2013).

Il collegamento di cui sopra sta in piedi, perché chi si colloca a sinistra (per quanto possa valere ancora questa ambigua espressione) dovrebbe avere a cuore soprattutto il destino dei più deboli e operare con e per costoro. Invece, accanto a innumerevoli esempi positivi, nel declino politico attuale, vi sono persone che non capiscono quando sia il caso di decidere delle cose che possono sembrare contraddittorie con le proprie convinzioni.

Nel caso dei due di cui sopra e di altri politici già citati in precedenti post, questa sensibilità non c’è, perché per loro il proprio futuro politico viene prima di ogni decisione che possa metterlo in dubbio, magari contribuendo ad ad avviare un ciclo/processo economico e sociale virtuoso, proprio per chi oggi è più debole, operai, lavoratori in genere, imprenditori, ebbene sì, imprenditori, anche.

A una certa sinistra, degli operai e dei lavoratori in generale (non dico di quelli di Dacca, ma dei nostri) non interessa più nulla, e questo mi fa incazzare perché io ero, sono e sarò sempre di quella famiglia storica, che si chiamava socialista democratica, solidale e cristiana, e che nessuno ha più il coraggio di chiamare con il suo nobile nome.

E prego il Signore per ogni uomo che vive soffre muore, in eguale dignità e valore.

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