Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’orizzonte del Dialogo

L’antica Iguvium ci ha accolti nel silenzio appenninico di un’estate strana, ondivaga. Di vento e improvvise calure.

Diversi giovani si sono avvicinati a Phronesis che si trova -come da tradizione- al seminario estivo. E a noi seniores, tra i quali sono come un custos studentorum. Si iscriveranno al “percorso formativo” per darsi a disposizione come filosofi pratici, come persone in grado di aiutare a fare chiarezza nei concetti e nelle controversie esistenziali e relazionali di chi lo chiederà.

E’ bello pensare che si possa chiedere a qualcuno di parlare, di dialogare, senza essere analizzati in setting per-forza-di-cose preludenti a una qualche nevrosi. Quante volte ormai ho incontrato persone che si erano autodiagnosticate “depresse“, e invece avevano solo bisogno di trovare qualcuno che le ascoltasse con metodo dialogante, atto al rischiaramento logico-concettuale. In alcuni casi, non di depressione si trattava, ma di accidia, di mal-di-vivere, dove si insedia anche un atteggiamento autocompiaciuto nel sentirsi sfortunati o abbandonati.

Una sorta di “colpa“: infatti nella tradizione classica aristotelico-agostinian-tommasiana l’accidia è un “vizio capitale“, cioè un fomite di peccato. Il peccato non va visto in termini “moralistici”, ma come una specie di omissione, di mancamento alla propria umanità (l’ebraico awòn, un “mancare il bersaglio“). Il peccato è sempre di omissione. Qualsiasi peccato lo è: anzi, il solo peccato, a partire da quelli generati dalla superbia.

Dopo il lavoro di riflessione le strade antiche ci accolgono, mentre la luna appare di tra i vicoli. I merli guelfi del Palazzo dei Consoli svettano nella notte, e sembra quasi possa apparire nella notte il cavallo bardato di Uguccione della Faggiuola, o il corteo del cardinale d’Albornoz.

Alta, illuminata dalla luna, la basilica dedicata al buon santo vescovo Ubaldo.

Anche il sonno è stato propizio, il clima temperato della collina e lo spirito di fraternità dell’incontro.

La filosofia può aiutare a dipanare la confusione oggi imperante, a convivere con l’insicurezza e l’ambiguità dell’esistenza, può avvicinare nel dialogo persone e differenze radicali.

Si vorrebbe dare una mano proprio in questo senso, dando “orizzonte al dialogo” e orizzonti di dialogo, di questi tempi veloci e disarticolati come ruinose e ruinate membra.

L’anfiteatro romano che ti accoglie giungendo a Iguvium è metafora di loro e punto d’approdo del pensiero, che continua lungo ardui sentieri.

 

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>