Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Malapolitica

Caro lettore di qualsiasi orientamento politico tu sia,

non sapere nemmeno da dove cominciare, questo è il sentimento che provo iniziando questo scritto.

Sono talmente tante le cose che vorrei dire, che mi si affollano disordinate e confuse nella mente, insieme con un senso di disagio e di inquietudine.

Da vent’anni la politica italiana vive sul dilemma Berlusconi/non-Berlusconi. Il disfacimento dei partiti storici, a partire dalla vecchia immensa DC, passando per il PSI e gli altri più piccoli (PRI) o più gregari (PSDI e PLI), e comunque di spesso gloriose storie, non ha saputo concausare quasi nulla di buono.

Mentre Craxi, condannato in contumacia, capace comunque di dire come funzionava per tutti, è morto a Hammamet. Fuggiasco, esule?

Questi partiti si sono disintegrati con la vicenda delle tangenti, unico esentato l’allora PDS (ex PCI), futuro DS e ora PD (accrocchio bolso e in qualche tratto indecente di ex democristiani di sinistra ed ex comunisti, e -da ultimo- di opportunisti-giovanilisti), per via di una capacità di autofinanziamento diverso da quello tangentizio-imprenditoriale classico.

Dice qualcosa il legame di ferro di questa area politica con il mondo delle Coop e il legame storico con l’ex Unione Sovietica, solo scalfito da Berlinguer?

Da qualche parte i soldini sono arrivati a tutti, ma solo una parte dei fruitori sono stati scoperti, puniti e volatilizzati.

E’ in quel contesto che “nasce Berlusconi“, per molti messia della destra, per molti altri monstrum immondo. Quest’uomo, venuto dall’imprenditoria del mattone e poi massmediatica, conquista uno spazio naturale di elettori moderati (ex molte cose: democristiani, socialisti, laici, liberali, tutti vedovi facilmente consolabili). E nasce anche la Lega Nord, capace di alcune intuizioni, ma oramai ridotta al lumicino da scarsissima cultura politica e misero afflato morale.

Da quel momento la “sinistra” smette di fare-la-sinistra e inizia a fare un mestiere unico: l’antiberlusconismo che, come insegna il più banale e semplificato manuale di sociologia delle organizzazioni, non funziona, perché non ha idee-forza autonome e perciò non può essere fondamento di alcun progetto.

L’antiberlusconismo tout court, come impegno diuturno, energetico, massmediologico, ossessivo, è il nulla della politica.

Il riformismo socialista democratico e cristiano, che aveva permeato di sé i momenti migliori della Prima Repubblica, con l’emanazione della Costituzione repubblicana (1948), la ricostruzione dell’Italia e della sua economia (anni ’50 e ’60), la Riforma sanitaria (1978) l’inizio di un Welfare tra i migliori del mondo, l’emanazione dello Statuto dei Diritti dei lavoratori (1970), la conquista della parità uomo-donna e nuovo diritto di famiglia (anni ’70), finisce lì.

Mai più ripreso, se non a tratti e in questi ultimi due anni di “governi d’emergenza”, com’è anche questo in carica (e che duri per l’amor di Dio!). E dal Presidente della Repubblica attuale.

Il tutto condito da un potere mediatico di giornali e televisioni, di ambo le parti, spesso solo capace di aumentare la confusione, di dettare agende irresponsabili, di giudicare e di condannare. Maestri di tal mestiere immondo quasi tutti i conduttori di talk show e alcune penne di scribi ben piazzati sul mercato. I nomi i soliti, che mi sono stancato di fare, perché già da me ricordati altrove e prima d’ora.

Venendo al casus belli della condanna per frode fiscale di Berlusconi, ciò che mi ha colpito è non tanto l’oggetto della contesa e l’esito di condanna penale “perché il padrone non poteva non sapere“, quanto le reazioni dei tifosi delle due parti in contesa. Dico anche che, se Mediaset avesse a suo tempo adottato il “Modello di organizzazione e gestione ex D.Lgs. 231/2001” forse i giudici non avrebbero potuto scorgervi una specie di “peccato-reato” ambientale, ma avrebbero potuto/dovuto colpire lì il soggetto responsabile della decisione sull’evasione e non il “symbolon” di tutta la faccenda.

Sono disponibile per competenza a dargli aziendalmente una mano.

Le due parti in campo, che chiamerò i “devoti” e i “giusti” (si fa per dire), si sono sfidate fin dall’annunzio della sentenza a colpi di grida e di dichiarazioni rispettivamente eroiche e ultimative. Non le riferisco nemmeno, perché fanno pena.

Ma, guarda il caso: se la grida disperata di una Biancofiore che si disfà per Silvio, cui darebbe la vita, mi fa fare un mezzo sorriso di compatimento, la dichiarazione di Epifani “Le sentenze vanno eseguite“, detta con fiero cipiglio di sceriffo di Dodge City ai tempi di Kit Carson, mi fa invece pensare con profonda tristezza a ciò che non è il PD, un partito di sinistra riformista, attento alle cose, alle priorità dell’Italia e del Popolo italiano, al mondo che cambia, alla dialettica tra diversi senza demonizzazioni: un partito che merita di essere guidato da un pippocivati o da un pittella o un cuperlo qualsiasi.

Mi suscita un senso di preoccupata pietà, invece, la dichiarazione odierna di quell’antico babbeo che è Sandro Bondi, secondo il quale l’Italia ora sarebbe sull’orlo di una “guerra civile”. Imbavagliatelo!

E magari, la prossima volta, vincerà ancora Berlusconi, che io non voterò, ma forse saranno anche sparite altre mezzecalzette mantenute dalla politica.

Che Dio ce la mandi buona sotto l’egida del nostro gran Santo Francesco da Assisi, Patrono d’Italia.

 

 

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