Excelsior, più in alto
Sentiero 816 a la Mont Cuar, bivio dopo una quindicina di tornanti della mulattiera 815. Ertissimo la prima mezz’ora, si deve prendere fiato.
Conto i passi per calcolare la distanza in salita, sole che occhieggia nella macchia boschiva.
Nessuno sale con me: beatitudine.
Appare sotto il greto amplissimo del Tilaventum, arcaica ferita alpina che scende al mare, amatissimo fiume. A occidente il grande magredo del Meduna selvaggio.
Acque verdissime di lago a nord del Brancot.
Lo spigolo appare con profondi burroni, verso l’altopiano.
Volteggiano grifoni nell’alto, fino alla Madonnina del Monte, e alla cima. Excelsior, raccontava l’antico maestro ai bimbi di quarta: io fra loro. Excelsior, più in alto, mi è rimasto nel cuore.
Tutt’intorno montagne: da sud a est il Chiampon, il Canin, il Montasio, il Fuart e il Mangart. Girando lo sguardo anche la nobilissima Creta Grauzaria, che salii mezza vita fa. Come le altre, cime.
Vacche al pascolo sul crinale periglioso che unisce la Mont Cuar al Flagel, il Flagello nei secoli, anfratti profondi di roccia e sfasciumi.
Alla Malga il ristoro, lo sguardo, il silenzio, il ritorno, più lento, strascicando scarponi su foglie, nella faggeta.
E’ agosto, al cui fondo indovini l’autunno,
e appena appena un brivido
ti coglie alla nuca.
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