Divertimenti
Divertimento, ce lo insegna la sana etimologia latina, è “fare cose diverse“, non tanto frizzi (senza surrettizie evocazioni del mio amico Massimo) e lazzi.
Sentivo prima un tg dove parlavano del “cercare di divertirsi“, e la scena era notturna giovanilistica piena di apericena e aperinotte alla moda.
Volti di ragazze bentruccate e benvestite dallo smile obbligatorio, casino -non musica- tutt’attorno, e maschi in tiro di gel e d’altro…
Divertimento è “fare cose diverse“, sperimentare, andare, camminare anche per ardui ed erti sentieri montani, per boschi e città da curiosare.
Divertimento è disponibilità, apertura, interstizio attraverso il quale transit esse ipsum. è accettazione della discontinuità, del rischio e di un’insicurezza ragionevoli.
Come quella esperita dal mio amico Paolo, che alcuni giorni fa mi chiese dello Stella, il magnifico Anaxum delle mie terre. Si sentiva di testarlo in canoa con i suoi due pargoli. Lo indirizzai ad Ariis di Rivignano, dove lo Stella fa un’ansa imperiosa e si volge verso la laguna con acque abbondanti.
L’ha fatto. E’ naufragato dopo che la corrente del fiume Torsa, immissario dell’Anaxum, ha “tòrto” e quasi incattivito la corrente.
Si è trovato contro un tronco, ha raggiunto un isolotto con i suoi ragazzi. Neurotrasmettitori a mille. Soccorso dai prodi Vigili del fuoco si presenta qui sopra, quasi con legittimo orgoglio.
“Affonda la canoa: raggiungono un isolotto e si salvano“. “Si salvano!”. Certo che sì: il fiume Stella, il Flùn per antonomasia dalle mie parti, è un corso d’acqua severo, ribollente di schiume e mulinelli, non c’è da scherzare.
Ma chi salverà i ragazzi che “cercano di divertirsi” come sopra, chi se non loro stessi?
Sempre che si accorgano di “non-stare-divertendosi“, nonostante facciano per bene tutte le cose prescritte per il divertimento, aperitivo, look, musica fino allo stordimento, sboccamenti compresi, perché il bere è fuori controllo.
Forse è questione di tempo, ma sì che non sono c. Poi capiscono, e si rendono conto.
Rendersi conto è il primo passaggio verso l’autoconsapevolezza e un fare veramente “cose diverse“, anzi uniche, perché ognuno le può “inventare“, quindi “trovare” a modo suo.
Come Paolo e i suoi piccoli capitani coraggiosi.
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