Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La Rochefoucauld, vel minima moralia de ridiculis

Caro viandante in cammino,

 

Lentamente (?) passa il mio tempo, nel tempo relativo del cosmo.

Qualcuno che mi vuol bene (un mio omonimo pressoché coetaneo) dice che i miei scritti riflettono sempre più uno spirito icastico, aforisticamente ironico, a volte feroce. Moralista, ma non nel senso di “bacchettone”, lui dice.

Sarà perché invecchiando si riesce a guardare le cose con più distacco, sarà perché le si comprende meglio, anche se mai del tutto, sarà perché… non so. La sapienza aforistica è antica e di tutti i tempi: Marziale, il libri biblici di Proverbi, Qoèlet e Siracide, Montaigne, Pascal, Schopenhauer e Wittgenstein. Molti lòghia di Gesù ne sono insuperabili esempi.

Prendo in mano una raccolta di Massime (a cura di F. Fiorentino, Marsilio, Venezia 2013) di François VI duca di La Rochefoucauld, Principe di Marcillac, che nacque il 15 settembre di quattrocento anni fa, più o meno coetaneo di Pascal… e vi propongo qualche perla:

Rimproveriamo spesso alla gente di parlare di sé; ma è l’argomento che sa trattare meglio“;

Quello che ci rende insopportabile la vanità degli altri è il fatto che offende la nostra“;

Ci sono persone che anche quando si innamorano, trovano il modo di essere tutte prese dalla loro passione senza esserlo delle persone che amano“;

Tutti abbiamo la forza sufficiente per sopportare i mali altrui“;

Se non avessimo difetti, non ci farebbe tanto piacere trovarne negli altri… Si perdonano facilmente agli amici i difetti che non ci riguardano“;

Perché dobbiamo avere abbastanza memoria da ricordare fin nei minimi particolari quello che ci è capitato e non ne abbiamo abbastanza per ricordare quante volte lo abbiamo detto alla stessa persona?”;

Spesso perdoniamo coloro che annoiano, ma non riusciamo a perdonare coloro che annoiamo noi“.

Divertente, no? O forse più che divertente, illuminante. Basta che ognuno di noi, prima si guardi allo specchio, e poi osservi gli altri con un po’ di arguta caritas et pietas, da cogliere spesso quanto il duca de La Rochefoucauld scrive nei suoi detti folgoranti.

Per produrre risultati, la vanità umana, spesso bardata perfin di vanagloria, ha bisogno di complici, più o meno interessati, corrivi, magari un po’ vigliacchetti. Anche solo per ridere di qualche amenità che non fa per nulla ridere. E me ne capita. Ma io non rido, né applaudo.

Penso, e me ne vado al più presto.

 

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