Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’ora prima dell’alba

è la più buia, come recita il Talmud Babilonese (Shabbat 31).

L’antico autore aveva in mente la stanchezza del pastore in veglia tutta notte nell’eremo dell’oasi.

Nulla era accaduto, i briganti non si erano fatti vivi, e neppure i cattivi pensieri.

La notte era trascorsa tranquilla, come la prima del mondo, dopo che il Signore aveva pronunziato la parola Bereshit, in principio, dicendo la Parola: Barà. E dicendo aveva creato la luce.

Lo spirito di Dio era presente nella notte. Non si era ancora ritirato nell’eterno infinito per fare spazio al mondo che stava creando e che avrebbe sostenuto nell’essere.

In qualche momento, quando la notte era più profonda, un po’ di malinconia aveva preso il pastore, e allora si era guardato in giro cercando di individuare qualcosa, ma il buio era fitto, vedeva solo le stelle altissime di una notte senza luna.

Sperava sorgesse l’alba e poi i colori dell’aurora, laggiù a oriente, per controllare il gregge e poter ripartire verso le valli di quei monti all’orizzonte, dove aveva la sua casa.

Stiamo vivendo, come quel pastore, un’ora buia.

Ieri Francesco, vescovo di Roma e del mondo, ha chiesto se sia possibile evitare quello che è stato annunziato in Siria. Morte non porta vita. Morte si aggiunge a morte.

Chi fa il male non chiama vendetta, chiama responsabilità e dialogo: fermissimo dialogo. Chi arma l’omicida è corresponsabile. In questo caso lo sono ambedue gli schieramenti e i mercanti di morte che li assistono.

La notte che viene dopo questa luminosa domenica, quando abbiamo cantato la gloria del Signore nell’alto dei cieli, sia una notte di pensieri buoni. Che Egli abbia pietà degli innocenti e di tutti gli uomini, anche di quelli che non hanno buona volontà.

Gloria, gloria in excelsis Deo.

Amen.

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