Deliri o deliqui cognitivi?
Caro dottor Barilla,
l’altrieri lei ha detto a Cruciani e Parenzo conduttori de La zanzara di Radio 24, che negli spot aziendali continuerà a proporre il modello della famiglia classica: padre, madre e figli.
Mal gliene incolse. Non solo in trasmissione, ma anche dopo, sul web: nei suoi confronti ironia, insulti, lezioncine di politically correct.
Oggi anche Dario Fo le ha spiegato che bisogna tenere conto di tutta “la meravigliosa varietà” dei tipi di famiglia, differenziati nelle diverse declinazioni: a) famiglia classica, b) famiglia composta da due persone dello stesso sesso o genere, c) cioè a) più o meno b), d) non saprei come spiegare bene i vari algoritmi sociologici, etc..
Qui scritto prima, durante (e dopo: lo riscriverò finché avrò vita cosciente): una cosa è la struttura socio-antropologica che in questa fase storica e cosmica della vita naturale, o dell’evoluzione dei viventi-senzienti-umani, prevede che la fecondità riproduttiva si attui tramite l’incontro di due gameti di origine diversa (ovocita e spermatozoo), in un ambito che da qualche migliaio di anni è detto giuridicamente “famiglia“; altra cosa è la convivenza -comunque sia- di esseri umani, cui vanno garantiti identici diritti giuridici e civili, senza scivolare nel ridicolo, però: cioè chiamando le cose, gli atti e i fatti con il nome convenuto tra le popolazioni parlanti una data lingua (convenzione linguistica per cui, l’abbiamo scritto, il nome “matrimonio” significa “ufficio della madre“, il nome “patrimonio” significa “ufficio del padre“, il nome “padre” dice il soggetto-portatore-di-spermatozoi, e “madre” dice il soggetto-portatore-di-ovociti, e, insieme, il nome “genitori” dice capaci-di-generare). E, aggiungo, non trascurando l’esigenza antropo-pedagogica di dare ai bambini la possibilità di capire il senso della presenza di un padre e di una madre. Certo ci sono i vedovi e le vedove, i separati e le ragazze madri, c’è di tutto: ma questo non consente di ammettere con faciloneria che è quasi pedagogicamente indifferente, per dei figli o comunque dei bambini, la presenza in famiglia di una coppia composta da un maschio e una femmina, o da due persone dello stesso sesso. Il tema dell’adozione, appunto.
Né trascuro la possibilità delle “paternità e maternità spirituali“, di preti, monache e laici.
Se questo mio modo di ragionare non ha più senso, no problem, e faccio un esempio: mettiamoci d’accordo che quell’oggetto con quattro gambe che chiamiamo “sedia” (chair), da domattina si chiamerà “tavola” (table), davvero no problem!
Non capisco bene dove si sta andando, o forse sì, e non condivido.
Gran lavoro per chi desidera ancora far corrispondere le parole alle cose, non solo filologi e filosofi, ma ogni persona ragionevole, cioè capace di evitare il condizionamento ideologico o mediatico-politico-modaiolo.
Ciò che rattrista un poco non è tanto la collocabilità e la “vendibilità” politica di certe posizioni, che tentano di essere definite come “liberali”, ma la loro inattendibilità semantica, concettuale, morale, e, ciò che è peggio, perfin cognitiva.
Dispiace che un uomo intelligente come Fo declini le proprie facoltà intellettive in un modo così banalmente corrivo alla moda scivolosa di cui sopra.
Caro dottor Barilla, buon lavoro a Lei e ai Suoi dipendenti, di questi tempi difficili quando ha perfin dovuto, sbagliando, fare pubblica ammenda per le parole dette, ma non privi di speranza.
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