Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

De inutili vanitate

Vorrei sapere, cari Landini, Zagrebelski, don Ciotti e Rodotà, un sindacalista, due giuristi e un prete, come potrete fare quello che dite di voler fare, cioè “cambiare il Paese” (lo metto in maiuscolo perché è la mia terra, quella che una volta si chiamava Patria e che oggi chiamano “paese”, squallidamente). Ieri in Piazza del Popolo dell’Urbe eravate in buona compagnia: c’erano anche due illustri pensatori come Ingroia e Di Pietro, oltre a tanta brava gente, e a qualche fanatico giustizialista e “manettaro”. Non so se c’era anche Travaglio, ma senz’altro il suo spirito aleggiava sul palco degli oratori.

Se ho capito bene la manifestazione era contro la dichiarata posizione del Presidente Napolitano a sollecitare alcune modifiche e riforme costituzionali, di cui si vocifera dai tempi di Craxi e nulla s’è fatto, anche perché un fantasma per vent’anni vi ha turbato i sonni: Berlusconi.

Ora che la sua stagione si va concludendo nella prospettiva di fare finalmente il nonno a tempo pieno, vi cercate qualche altro obiettivo, e così mirate al bersaglio grosso, ma subito dopo viene Letta o chi per lui. Renzi è abbastanza furbo da dire sempre quello che gli conviene, e magari vi darà anche ragione. Un momento, Rodotà non era il candidato di Grillo al Quirinale? O ricordo male? Ossimori creativi della politica o confusione mentale?

Bene. Voi dite che siete qui per difendere la Costituzione Repubblicana, che va mantenuta così com’è e, casomai, va “cambiato il Paese” per adattarlo alla Costituzione… Ho sentito bene? Ho capito bene, o invece stracapisco, perché siete troppo acuminati? Forse no, forse siete voi a dire cazzate da quintale!

Ah, ma forse voi siete gli ultimi epigoni di Niccolò Tommaseo che, non essendo un sociologo, dichiarava ai quattro venti che “ora, fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani“. Certamente, cencinquant’anni fa, si capisce, il suo dire non era così peregrino. L’Italia era un’accozzaglia di lingue e micro-popolazioni diversissime.

Ma voi siete ambiziosi: volete cambiare il Paese! Dai, bum! Come Carlo Marx che era convinto della possibilità di creare l’homo totus et totaliter solidalis et societati deditus. Di cambiare l’antropologia umana. Marx ha avuto mille ragioni, ancor oggi confermate dai fatti, ma un gravissimo torto: con grande presunzione pensava di potere fare a meno di una sana antropologia.

Voi altrettanto: senza un’antropologia, una psicologia sociale, una sociologia degna di questo nome, non si può analizzare una società e una nazione. Don Ciotti dice: “Siamo qui per questo“. Che paura don Ciotti! Che paura.

Che razza di quartetto, che presuntuosi, che mancanza di umiltà! “Cambiare il Paese“. Perché, voi pensate che gli Italiani siano dei coglioni perché votano poco a sinistra, perché votano ancora Berlusconi e il neofita già vecchio, Grillo? Pensate che bisogna cambiargli la testa?

Ritenete che le vostre intelligenze sono talmente sublimi da potere essere difficilmente comprese, e perciò bisogna cambiare le menti di quelli che non vi seguono? Non vi chiamate neanche più “popolo viola“, perché non amate i colori, le differenze, la fatica del cambiamento, perché voi sapete già tutto, sussiegosi e compunti. Moralisti e perfettini. E narcisi come il Cavaliere.

Ma andate a c.

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