Bea e Winston
“Si chiama Winston“, mi informa Bea che ha portato a casa il secondo animale della sua vita, dopo l’insetto stecco di qualche anno fa. Mi fa piacere che abbia chiamato un animale con il nome di Churchill, vista la stima che nutro nei confronti dell’arrogante premier delle dita a “v“, ma lei mi dice che l’ha chiamato così per memorare Winston Marshall, che suona il banjo nei Mumford & Sons. Mai si sarebbe sognata di ricordare l’uomo del sigaro razzista.
Non so se si tratta di un criceto siriano o di un criceto dorato (Mesocricetus auratus), di un criceto nano russo di Campbell (Phodopus campbelli), o di un criceto nano russo siberiano o Winter White (Phodopus sungorus), oppure di un criceto nano di Roborovskij (Phodopus roborovskii). O infine di un criceto cinese (Cricetulus griseus).
Fatto sta che l’animaletto è entrato in casa alla precisa condizione che sia Bea a occuparsene. Sono contento, perché è dai tempi della mia gatta nera di Rivignano che non ho un mammifero animale in casa, oltre a noi umani. Ora vedremo che succede.
La ragazza oramai è grande, e contrasta con il piccolo topo. Ma non del tutto, ché l’animale condivide il nostro mondo e il nostro tempo, senza pretendere nulla, formato dalla sua natura in modo non molto diverso da noi.
E’ probabile che ci abbia preceduto nella storia evolutiva della vita su questo mondo, che noi umani dominiamo, anzi è sicuro.
Ci divertiamo a guardarlo ruotare compulsivamente (giudizio nostro) fino allo stancamento e al sonno. Forse anche noi abbiamo un modo di ruotare: c’è chi ruota attorno al proprio ombelico; c’è chi fa la ruota a una donna; c’è chi si attarda presso i potenti per raccogliere qualche briciola, come cliens perpetuus; vi è chi ruota attorno agli stessi concetti e convincimenti, perché teme di perdersi altrimenti.
Come criceti, più o meno. Quanti ne conosco! Magari possiamo anche smetterla, volendo.
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