Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Edipo, Narciso e Telemaco

Cara figlia,

La domanda che mi faccio sul mio essere (tuo) padre (altra è la madre come luogo del passaggio filogenetico immortale), è se riesco a far sì che tu rifugga o, meglio, superi, sia Edipo come mio misconoscimento, sia Narciso come esaltazione di te stessa.

E non so se questi tempi sono i più facili. Quesito retorico per prendere tempo. La fine della società gerarchica, giustamente criticata dalla rivoluzione culturale del tardo ‘900, ha lasciato molti vuoti. Il “padre” ne ha fatto le spese più di altri. Il padre se n’è andato, più che essere stato ucciso come Laio. Se n’è andato a volte corrivamente succube o complice di una rivoluzione priva di sapere antropologico.

Poco grave se sia stato ridimensionato il prete e il padrone, ma è grave che il padre si sia fatto spostare da lì, da dove deve stare.

Ulisside, senza nave e senza equipaggio, il padre si è dimesso, ha abdicato, lasciando Telemaco sulla sponda del mare di Itaca. E Telemaco, a differenza di Edipo e di Narciso, è rimasto ad aspettare il ritorno del padre, partito per un paese lontano. Il figlio ha vigilato sull’ybris dei Proci che insidiavano sua madre e gli averi. E’ rimasto, finché il padre non è tornato.

Il padre è un maschio, una natura semplice, che ha bisogno di uscire all’aria aperta, rischiando di non tornare, o ucciso da una fiera più forte.

Chissà se tu, figlia, riuscirai ad essere come Telemaco, (oh, non Antigone!) Telemaco, capace di attesa, e poi capace di essere regina dopo Ulisse.

Perché… tu hai anche più possibilità di Telemaco, visto che la vita si declina infinitamente sul versante del femminile, come luogo dove l’amore stesso si fa infinito,[1] infinito perché la donna è apertura verso l’infinito, è distanza incommensurabile dal potere fallico dell’uomo come maschio, che stai incontrando.

Eros è un amare l’altro (il tuo altro) come èteros, come rischio, come perdita del sé nella verità della presenza indefinibile dell’eros stesso, in quanto struttura interpretativa del senso della vita.

 1) Cfr. RECALCATI M., Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Serie Bianca Feltrinelli, Milano 2013, 85.

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