Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’ensemble governante

Io sono il mio corpo e penso“, con questa massima di Locke i pensatori materialisti di metà ‘700 hanno portato coerentemente avanti il loro lavoro filosofico e scientifico sull’uomo e sulla conoscenza di sé e del mondo. Il de La Mettrie, l’Helvétius e , ancor più coerentemente il barone d’Olbach, hanno spinto la loro riflessione ben oltre il sensismo degli empiristi inglesi e di Condillac, che comunque ammettevano ancora la possibilità di un pensiero ordinatore divino. Questi l’hanno proprio escluso.

Ora, la ricerca e il dibattito sul cervello e la mente umana, l’abbiamo già visto qui, oscilla tra posizioni che sperimentalmente convengono con i su nominati, e posizioni che si distinguono da quelli, mantenendo una riserva sulla condizione di possibilità che sia dia una dimensione spirituale irriducibile alla mera quantità materiale e al funzionalismo di ciò che si può studiare con gli occhi e gli strumenti della scienza empirico-descrittiva.

Tra i materialisti-sensisti odierni troviamo molti studiosi, come si evince dall’articolo The Heavily Connected Brain, pubblicato su Science in questo mese (novembre 2013), ricco dei contributi di P. Stern, N.T. Markos, H-J. Park, F. Friston, N.B. Turk-Brown, R.J. Zatorre e altri.

L’esito della ricerca dice semplicemente che va rivisto, non solo l’intero dizionario fisio-neurologico, ma anche quello psicologico ed etico-filosofico, perché termini come coscienza, intelletto, ragione, spirito, animamente, e addirittura io, sarebbero delle pure astrazioni.

Tutt’al più si potrebbero ritenere metafore di connessioni più o meno complesse dell’encefalo, atte a descrivere le funzioni attese: “mente” e “intelletto” come software del cervello, che sarebbe l’hardware della bio-macchina umana; “coscienza” come autoriconoscimento dell’io pensante; “ragione” come luogo della riflessione dell’io autocosciente; “spirito” e “anima” come proiezione teologica di un’entità indimostrabile; l’io come illusione autoreferenziale.

Secondo questi studiosi il cervello e il tronco encefalico svolgono coerentemente, se sono sani, tutte le funzioni cognitive legate alle sensazioni, alle percezioni, alla memoria, all’elaborazione delle emozioni e delle passioni, ai pensieri, al linguaggio e alle attività creative, ai movimenti corporei e al comportamento. Il cervello e i suoi annessi costituiscono poi tutto ciò che porta l’essere umano alla coscienza-di-sé, alla percezione del tempo e dello spazio tridimensionale, e infine governa le funzioni del corpo mediante il sistema simpatico, le ghiandole endocrine e il sistema immunitario.

Le connessioni del sistema neuronale si organizzano plasticamente per rispondere a tutte le esigenze del corpo umano, e si armonizzano in reti di varie dimensioni, microcircuiti e colonne circoscritte e nuclei di regioni più vaste, in una complessa e meravigliosa dialettica, nella quale l’attività più ampia concernerebbe il linguaggio e la musica, una ensemble (nell’ensemble globale del cervello) di 6/7 miliardi di neuroni e relative connessioni.

Tutto ciò mi meraviglia e mi stupisce, dicendomi la possibilità di comprensione ulteriore di ciò che resta ancora sconosciuto in natura, come la materia oscura dell’universo e come quanto costituisce domanda sul senso della vita e della nostra possibilità di contemplarla in noi stessi e nell’universo mondo.

E sulla ipotesi che in tutta la nostra storia non si riesca a comprendere, né tantomeno a spiegare ogni cosa, lasciando a un altro momento, a un’altra vita la comprensione del Tutto.

 

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