Il gatto e la vecchina
in questi tempi di stultitia vana, occorre ricordare alcune cose: che la violenza umana è un po’ in declino, anche se la tv te la racconta all’incontrario, senza requie, ammazzati e non, i morti e la tragedia quotidiana.
Leggere per comprendere qualcosa che non sia di Quarto Grado dove ti parla il faccion falso-drammatico di Salvo: Il declino della violenza, di Steven Pinker.
In Italia proviamo a comparar tre dati, o fattispecie come recita il giurista, di qui a trent’anni addietro: morti sul lavoro all’anno, circa 2.000 nel 1983, meno di 700 nel 2012; morti per incidenti stradali, circa 10.000 nei primi anni ’80, meno di 5.000 nel 2012; morti ammazzati, quasi 2.000 a cavallo degli ’80, meno di 600 l’anno scorso, “femminicidi” (neologismo piuttosto idiota) compresi. Sembra cinismo il mio, ma non lo è, si chiama realismo.
Eppur sembra il contrario, perché Tv e giornali ci si buttano senza remissione, parlando di “montagne e strade assassine“, di “follia familiare“, di “auto impazzite” et similia turpia.
Non per sottovalutare, ma per valutare una tendenza che è comunque positiva, nonostante la crisi che morde ovunque, anime e corpi e crea fragilità diffusa.
Ma c’è di più, un di più di diffusa oligofrenia, un di più di stupidi vaganti e aspiranti cretini, senza parlare di truffatori benvestiti e insidiatori ambulanti.
Va di moda far causa, far causa comunque a chiunque. Oggi ne ho sentite due mortali per ridiculaggine.
La prima: una vecchina di novantasett’anni è ricoverata al pronto soccorso in condizioni proporzionate a un sentirsi male a quell’età, e muore. Arriva in affanni il parentado e assalta il medico di guarda di parole male: “Non l’avete soccorsa, vi facciamo causa, vergognatevi!” Ehm.
La seconda: viene preso sotto un gatto per la strada. Morto stecchito. “Aaah, il mio Fuffetto, ah che cosa farò senza di lui…” urla una scarmigliata. “Ma ho preso la targa e farò causa a quell’assassino, a quel bastardo insensibile, che mi ha tolto il mio più grande affetto“.
E vince la causa per danni morali.
Vien da pensare ad un declino dell’uomo come tale.
Siamo al delirio.
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Caro Renato, leggere le Tue riflessioni e’ nutrirsi giorno per giorno del piacere di pensare e di ascoltare.
Sempre grande