dicesi autolesionismo italiano
Zolla petrosa d’Africa che accogli, lembo di terra nel mare che salvi. Lampedusa.
Facce stremate e corpi consunti giovanissimi scendono da legni obsoleti, avventurosamente partiti da remote terre assetate e arse.
Porto del Mediterraneo, porta di questa Europa insopportabile, che col dito accusatore ci condanna minacciando. Corifee le solite Kienge e Boldrini, che si distinguono da una Patria che chiamano “paese” e che non amano. Forse l’Unione Sovietica di Josif Vissarionovic e Breznev era per loro più rispettosa dei diritti umani. “Paese” che ha nascosto stragi immani e immonde per decenni. La loro amatissima patria spirituale.
Parto dall’improperio, caro lettor cortese, perché son stanco di insulti, come italiano e come patriota socialista, cristiano e democratico, stanco di farmi far le pulci dalla baronessa Ashton e da Barroso, di lor corrive le su nominate siore, stanco.
Me v’è di più: la scena del lavacro lustrale antiscabbia, in onda in tutto il mondo, non ha autori, anzi pare che la colpa sia mia, tua che leggi, e magari di Alfano, non degli sgangherati della Cooperativa sociale associata alla Lega delle Coop, che naturalmente, essendo ontologicamente dalla parte giusta, non sbaglia mai, intonsa di colpe, di responsabilità, impeccabile come Maria di Nazaret.
Richiesta di spiegazioni da una radio, tale Menetti, responsabile delle Coop sociali, ha borbottato che loro non c’entrano, ma c’entra il contesto dei Centri di Identificazione, luoghi di tortura secondo lor perfetti “voluti dallo Stato“. Nessuno ha fatto nulla, ma quella scena accentuata dal web nella sua anomalia è accaduta perché le strutture… e le leggi… e qui e là. Mi sembrava di sentire l’altro pirla che balbettava giustificazioni per la fuga del killer di Genova, e pipì e pipò e piripò. Ancora una volta, vergogna.
Ma viva l’Italia che lavora e che va avanti, nonostante le patriote soprastanti e quelli/quelle come loro.
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