Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’osso ioide

Homo Neanderthalensis…si trova alla base della lingua e opera come elemento biomeccanico presente nell’Homo sapiens. Ora, un team di ricercatori ha scoperto che anche il Neanderthalensis ne era provvisto, insieme con l’apparato fonatorio, ragion per cui era in grado di sviluppare un linguaggio complesso.

Claudio Tuniz del Centro internazionale di Fisica teorica di Trieste, il paleontologo Ruggero D’Anastasio dell’Università di Chieti e altri studiosi australiani e canadesi hanno esaminato un reperto rinvenuto nel sito di Kebara in Israele nel 1989 e constatato questa conformazione anatomica. L’uomo di Neanderthal, commenta D’Anastasio, poteva non solo parlare, ma anche fare musica, come conferma il ritrovamento in Slovenia di una specie di flauto ricavato da un femore di orso.

Da decine di migliaia di anni, dunque, abbiamo diversi linguaggi a disposizione, che utilizziamo nella nostra vita.

Viene in mente come viene usato, a volte male, molto male, ad esempio quando si sente banalizzare l’espressione linguistica, quando non si sfrutta appieno l’infinita polisemanticità di certi termini, o quando si abusa di semplificazioni e modi di dire mutuati dai media contemporanei. Sembra quasi che l’uomo d’oggi si dispiaccia di mettere in funzione tutto il potenziale espressivo che ha a disposizione, preferendo sintetizzare, semplificare, anglicizzare, kriptare, e in definitiva perdere le sfumature, le sinonimie, le ipernimie e le paronimie dei termini, o le contiguità presenti in campi semantici diversi e complementari. Oggi, nei linguaggi della politica, dell’economia applicata, del giornalismo, spesso si sceglie la strada più semplice, la lectio facilior, dicevano gli antichi latini, evitando quasi sempre quella difficilior, perché faticosa o ritenuta lenta e poco vendibile. ecco, appunto, poco vendibile, e quindi da scartare.

Se continuiamo così, forse, Madre Natura, provvederà a far scomparire l’osso ioide, perché diventato inutile.

O magari potrebbe fare un’eccezione, se il professor Boncinelli è d’accordo, per me e per quelli che la pensano analogamente, lasciando perdere l’osso ioide per tutti i Bonolis (Homo bonolisensis) della televisione, della politica e del giornalismo.

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1 Comments

  1. Caro Renato,
    non mi fa paura, ma solo fastidio, l’osso ioide di Bonolis. Cio che temo sono coloro che lo usano per fare soltanto del pettegolezzo vivendo ogni giorno per alimentarlo, una sorta di mappa mentale che si autoriproduce come un’ameba per semplice divisione .. però veloce, velocissima.
    Sono questi che non pensano ma che distribuiscono scampoli della vita degli altri che mi spaventano. Stanno aumentando di numero e sono sempre più superficiali: la leggerezza della calunnia che, come un foglio di giornale, va in giro spinto dal vento a curiosare in ogni luogo, pulito o lurido che sia. Lui non sa dove va e cosa vede ma ne porta ovunque le tracce … come gli untori di manzoniana memoria.
    Sentiamoci, se possibile perchè ho qualcosa di interessante da dirti.
    Ciao
    Fulvio

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