Il dolore indicibile
Vi è a volte nella vita umana un dolore indicibile, al punto che Primo Levi non lo regge più ed esce dalla scena del mondo immondo. Ieri, veder piangere novantenni reduci dai campi di sterminio, quasi ammutoliti.
Teste di maiale recapitate a Roma da menti tarate da una malattia dell’anima. Vi sono persone che vivono a un livello di consapevolezza che si potrebbe dire subumano, se ci intendiamo bene su che possa dirsi umano. Tommaso d’Aquino proponeva una sottile distinzione, tra “atti umani” e “atti dell’uomo“: con la prima espressione Tommaso intendeva qualificare l’atto come “umano” e quindi ispirato da una coscienza naturale del bene e del male; con la seconda espressione intendeva semplicemente esprimere la specificazione “dell’uomo“, e quindi secondo un giudizio morale, neutra.
Tutti gli atti sono dunque “dell’uomo“, ma non tutti sono “umani“. L’uomo è capace di tutto quello che riesce a fare con le sue forze e la sua intelligenza. Qui si pone anche la questione della liceità delle applicazioni delle tecno-scienze. E siamo alla distinzione tommasiana: non tutte le applicazioni sono pienamente “umane“, e pertanto possono essere giudicate moralmente malvage, come gli esperimenti eutanasici dei nazisti e dei loro emuli.
Dunque, le parole non possono dire sempre, e mai del tutto, l’emozione e il dolore, l’acme emotivo che è posto oltre la soglia di sopportabilità dell’essere-umano. E allora, se le parole non possono dire tutto, sovviene il silenzio a soccorrerci.
A volte anche altri sentimenti non hanno parole in grado di dirli, e, se non si sprofonda nello stereotipo, la medicina è il silenzio.
Vi è l’indicibilità della gioia, che a volte trasfigura, ma anche quella della collera, che sembra irresistibile. Cogliere il senso delle cose nel loro contesto diventa indispensabile in ogni situazione e attività. Se l’uomo è paragonabile a un testo scritto, esso non può essere proposto, così com’è e sempre allo stesso modo. Bisogna adattare se stessi alla situazione, interpellando le riserve energetiche della ragione in modo da governare i moti primi primi dell’anima, i sentimenti e le emozioni violente, come insegnavano gli antichi filosofi stoici, ma senza sopprimerli, ché sono come l’aria che respiriamo, un misto di ossigeno, idrogeno, azoto e tutti gli altri gas che compongono l’atmosfera.
L’atmosfera spirituale non può essere di solo ossigeno, ché altrimenti si incendierebbe.
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