Colpa, punizione, genetica, espiazione, delitto, reato, peccato, pentimento, perdono, innocenza, libero arbitrio…
Adina Roskies (di lei qui abbiamo già parlato) studia da anni la difficilissima connessione tra genetica e responsabilità, tra libertà e necessità, tra responsabilità e determinazione, sul crinale di confine delle neuroscienze e della morale, e quello tra diritto, filosofia, psicologia e biologia.
Esce ora un libro in tema, per Mondadori Università, a cura di G. Corbellini e E. Sirgiovanni, Tutta colpa del cervello. Un’introduzione alla neuroetica. La tendenza prevalente di questi due autori sembra essere di tipo biologistico-deterministico. Altri autori, come abbiamo spesso qui scritto, sostengono dottrine più spiritualistico-psicologiste, dottrine dell’anima.
Secondo Corbellini e Sirgiovanni noi umani saremmo quasi totalmente determinati nelle nostre azioni da genetica e ambiente, e quindi la nostra libertà sarebbe solo apparente, altrettanto la responsabilità, e la punibilità delle nostre azioni precaria e incerta.
Determinati ad essere quello che siamo, in uno spinozismo assoluto, là dove ogni possibilità di autodeterminazione sarebbe, se non impossibile, altamente improbabile.
Se le comunità umane dovessero seguire pedissequamente questa dottrina, sarebbero da rivedere tutta la letteratura morale e tutto il diritto civile e penale finora sperimentato.
Non ci sarebbe più colpa, reato e peccato, e quindi non più pena, espiazione, pentimento e perdono.
Conservo la mia opinione più volte espressa: proseguano le ricerche neuroscientifiche, senza che abbandoniamo la fiducia di possedere una dimensione di libertà irriducibile, che ci dà certamente responsabilità, ma anche la possibilità di poter decidere, e di dare senso e ragionevole speranza alle nostre vite.
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