Pietro e Amerigo
“(…) non era il tipo d’uomo che si perde in nostalgie da ricchi, (…) il suo lavoro quello che schianta e uccide (…) e già sentiva in faccia l’odore d’ olio e mare che fa Le Havre/ e già sentiva in bocca l’odore della polvere e della mina (…) un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra (…) e Pavana un ricordo lasciato fra i castagni dell’Appennino (…) e fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera (…) sudore ed antracite in Pennsylvania, Arkansas, Tex, Missouri (…) tornò come fan molti due soldi e giovinezza ormai finita (…) quell’uomo era il mio volto era il mio specchio / finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo.
Caro lettore,
se ti chiedi che stralci di versi siano quelli sopra, son da Amerigo di Guccini, storia di un suo zio emigrante in America, ma è anche la storia di un altro emigrante, che ho conosciuto io, un uomo mite che cercò l’America in Germania nelle cave della pietra. Anche lui aveva il suo Limentra e il suo Appennino, il fiume Stella e le campagne di Rivignano. Anche lui aveva sogni, anche lui. Mi guardava come si guarda una giovane piantina che deve crescere. Mi insegnava, nelle lunghe sere d’inverno, quando tornava casa, tutti i fiumi del mondo, e le capitali, e le grandi montagne. Aveva grandi speranze su di me.
Poi si è perso nei meandri dell’anima che ancora non era vecchio, era stremato, si era stremato, lasciando a me ogni goccia della sua forza.
Caro Papà, verrà pure il tempo per rincontrarti.
Post correlati
0 Comments