I novissimi
Morte, giudizio, inferno, paradiso: nel catechismo di san Pio X li si imparava a memoria con tutte le altre formule di una teologia semplificata e popolare.
Lascio qui perdere il secondo, il terzo e il quarto dei novissimi, soffermandomi un momento solo sulla morte. Epicuro insegnava che essa, come ultimo istante della vita, sospende la presenza a se stessi e quindi non deve spaventare. I suoi seguaci, ma anche gli stoici non la temevano. Il Cristianesimo ha posto il tema della Vita eterna dell’anima immortale (retaggio platonico), interminabilis vitae tota simul et perfecta possessio.
Qui brevemente sul tema del fine-vita. Quanti equivoci: c’è chi confonde l’eutanasia attiva (come quella richiesta dal povero Lucio Magri) con la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione di chi si trova in condizioni cosiddette “vegetative”, di cui sia sa ancora molto poco (come nei casi di Eluana e di Terry Schiavo). C’è chi si sta battendo per introdurre l’eutanasia attiva in Italia (i radicali), battaglia che non condivido, perché fondata su una sottovalutazione dell’Etica come sapere fondato razionalmente: un’etica che non può declinarsi meramente secondo le mode e i costumi passeggeri, ma deve fondarsi su un’antropologia paziente e robusta, tale da chiarire bene il significato del rispetto della vita umana in quanto valore. Dei radicali ammiro e condivido la battaglia sulle carceri, ma sul tema che qui tratto, a mio parere, sbagliano clamorosamente.
Sono d’accordo su un’attenzione estrema ad evitare l’accanimento terapeutico, ma l’eutanasia attiva introduce temi e ipotesi etiche e giuridiche di cui ignoriamo gli esiti.
Senza fare paragoni impropri (qualche talebano paragona i radicali a Mengele, non scherziamo), è il caso di ragionare ponendo i giusti termini a questi temi e procedere nel dialogo senza fanatismo, dialogando.
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