L’aradio
Viaggio molto e la radio mi tiene compagnia, caro lettor sottile.
Canali musicali ascolto, tipo Virgin, oppure radio più “impegnate”. Allora, a seconda del momento, non disdegno Radio Maria e Radio Radicale. Ossimoro? Nooo. Radio Maria quando parlano i miei amici Padri domenicani, teologi fini e garbati: il padre Barzaghi, il padre Cavalcoli; perfino il padre Livio mi diverte, quando non fa il fissista anti-darwiniano, altrimenti mi urta. E poi Radio Radicale. Mi divertono, quando non esagerano con il turpiloquio e l’assertività a senso unico, anche Cruciani e Parenzo. Per niente male il Barisoni di Focus economia, che condivido molto. E poi la rassegna stampa di Bordin, colto e ironico.
Ah, le cronache parlamentari in convenzione: a volte mi soffermo quando Camera o Senato discutono qualcosa di importante. Ma resisto poco, perché il livello degli interventi, della discussione, è penoso, a volte imbarazzante, per la qualità scarsissima delle argomentazioni, per la povertà dello stile, per la squallida passione di molti alla denigrazione dell’attività politica avversaria. Non vi è quasi mai il tono garbato di chi dissente con rispetto e apprezzamento per lo sforzo altrui: il modo è quello stereotipato dell’insulto gratuito, della detrazione, dell’interpretazione forzata. Una vergogna. Potrei qui elencare nomi a profusione. Oggi ascoltavo uno dei più insopportabili, il democristiano trasformista Rotondi, e il logorroico e falsamente creativo Vendola che, con quel suo piglio da ispirato profeta, ha affermato una enorme stronzata: secondo lui, in Italia i contratti “precari”, cioè quelli a termine, somministrati, work experience, e così via, sarebbero più numerosi di quelli a tempo indeterminato, e trova spazio televisivo dicendo queste scemenze, o il tristissimo “giovane turco” pidino Orfini, oppure librostampato Capezzone. E via elencando.
Ma mi fermo qui, Buona notte
Post correlati
0 Comments