Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Le maschere

mascheraLa maschera nel teatro greco-latino era usata anche per amplificar la voce, e dunque per-sonare, da cui il termine in uso fin dai primi secoli cristiani “persona“, come lemma metafisico ad indicare l’essere umano, soggetto autocosciente e responsabile, dotato di dignità e unicità insopprimibile. Il composto umano di Aristotele diventava quindi persona, costituita a immagine del Creatore (Genesi 1, 27). Questo termine deriva dunque da un qualcosa che serviva per mascherarsi, e successivamente ha assunto il significato antropologico, filosofico e psicologico che oggi conosciamo.

A carnevale si va in maschera, e ci si consente atti e comportamenti insoliti, così come in molte culture dell’Oriente. Le maschere hanno anche un valore propiziatorio o apotropaico, come i trampus di Tarvisio (Udine), o i ròllate di Sappada (Belluno).

La maschera ha anche a che fare con il sacro, con il diverso, con l’insolito.

Ma, se la “persona” anticamente era l’attore, cioè un qualcuno che indossava la maschera, oggi, quante persone indossano perennemente la maschera? E dunque sono doppi, tripli, fasulli, inaffidabili? Oppure capaci di dissimulazione al punto da costituire un costante inganno per gli altri?

Mascherarsi e smascherare sono due attività quotidiane.

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