Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’identità policroma

policromieI discorsi sull’identità culturale, specie quelli fatti da studiosi militanti e politici militonti, mi hanno sempre dato l’orticaria spirituale.

Ho letto che in Australia ormai stanno legiferando su tre identità di genere, maschile, femminile e… neutro (forse si confondono con le declinazioni del latino, ma forse no, son solo imbecilli); in Svezia negli asili non dicono lui o lei, ma un tertium genus neutrum; in una scuola dell’infanzia di Milano scrivono invece che padre e madre: genitore 1 e genitore 2 (docet il gigantesco Hollande!). Io su queste cose spargerei fuoco e poi il sale, come su ogni stupiditas, caro sindaco Pisapia (ma dai i numeri?).

Per esempio, io sono certamente un friulano, ma non troppo, perché molti atteggiamenti ed elementi culturali dell’ètnos friulano non mi appartengono, anzi, mi danno perfin fastidio: una certa gelosia che a volte si trasforma addirittura in invidia, una certa sospettosità, che alimenta forme stupide di dietrologia. E poi ci sono le grandi virtù del nostro popolo, tràdite da tempi immemorabili: laboriosità, resistenza, tenacia, capacità di superare traversie, tragedie e ogni tipo di avversità morale e materiale.

Poi sono italiano, ma non troppo: sono certamente orgoglioso della nostra grande storia, arte e cultura, ma non c’entro nulla con l’altra arte, quella dell’arrangiarsi, in qualche modo, purchessia, e con la capacità attorale e dissimulatoria del guitto, presente in quasi tutte le sub-culture regionali.

Sono anche europeo, ma senza molto entusiasmo, e cittadino del mondo, con più entusiasmo. Lo ius soli più dello ius sanguinis.

Sono uomo d’azienda, ma senza esagerare nel commitment, ché non mi piacciono i monotematismi.

Sono un filosofo, ma di nessuna scuola, anzi un poco di tutte o quasi: epicureo come da La lettera a Meneceo, un po’ stoico à la Marco Aurelio, platonico-aristotelico e agostinian-tommasiano per ciò che li apparenta; realista e un po’ utopista, non idealista, ché li temo. Sono con Nietzsche quando sputtana i falsi, e con Fabro che esplora la libertà con cognizion di causa. E infine con la mia dottrina in divenire (mentori Bontadini, Severino e il padre Barzaghi), una filosofia del transito che scorre sull’essere eterno come gli essenti.

Inquieto quanto basta, e solido abbastanza per sopportare la guerriglia quotidiana. Non politico, anche se sarebbe il mio mestier maggiore, cui non sono adatto, proprio perché non identitariamente servo di alcuno.

Libero come l’aria.

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