Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Gli ipocriti

attore

(Beninteso, hic absit iniuria Benigno).

Guai agli ipocriti, caro lettore!

Anche il Maestro di Nazaret ne era nauseato (cf.   Mt 23, 15: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi“).

Con un’esegesi molto semplice si può dire che Gesù condannava gli ipocriti come falsificatori della verità e come simulatori, al punto da dire che chi li imitava si sarebbe meritato immediatamente la punizione spirituale più triste, nella valle della Geenna, metafora dell’assenza di Dio.

La parola “ipocrita” deriva da ypokrìtes, dove il prefisso ypò dice “sotto” e il suffisso kritès dice “giudice”. Ecco.

Gli ipocriti, secondo l’etimologia greca classica, sarebbero i sotto-giudicanti, i sotto-opinanti, cioè coloro i cui detti non sono “fededegni”, al punto da diventare una metonimia significante “attore”.

L’attore, infatti, è colui-che-recita-una-parte in commedia/ tragedia, colui-che-rappresenta-un-altro. Ciò che afferma, proclama, e talora declama con voce tonante, non appartiene al regno della realtà, non è vero nel senso comune, ma è vero nel contesto narrativo o teatrale.

Una cosa è recitare, cioè dire racconti e dialoghi di fantasia, e un’altra cosa è inventare fandonie, mistificare, o addirittura calunniare.  La calunnia è la peggiore delle mal-dicenze, perché non è  solo un dire-male-di-un-altro, ma è letteralmente inventare cose male di un altro. Dare verità a ciò che non ce l’ha, imbrogliando gli interlocutori senza pudore, e senza pensiero per le conseguenze. La calunnia a volte provoca danni in parte irrimediabili.

Dunque, gli ipocriti dissimulano, dicono il falso, in definitiva male-dicono, soprattutto se stessi.

E questo è il più grande male.

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