Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il delinquente derelitto

il delinquenteCaro lettore,

che ne dici di uno che ruba venticinque milioni di euro al partito che amministra, in questo caso la defunta Margherita, e, storcendo il naso all’ascolto della sentenza di condanna, in primo grado, a otto anni di carcere, minaccia (sì, minaccia!) di ricorrere in appello? All’uscita dal tribunale quasi si atteggia a offeso, con fare sussiegoso e ghigno vendicativo.

Una domanda: se in base al criterio di classificazione classica della coscienza, che prevede una scala dalla coscienza retta a quella erronea, passando per la perplessa, come si configura la coscienza di quest’uomo? Senz’altro come erronea, a un normale sentire, ma sembra di no, nel suo caso, visto l’atteggiamento. Lusi sembra pensare e volere dare la sensazione di trovarsi nel giusto. Incredibile. Sì, ma reale, vero per evidenza.

A questo punto ci si deve chiedere come mai può succedere che il senso etico, il senso di giustizia naturale possa cadere in questa voragine di bruttezza, di irragionevolezza, di deragliamento razionale, di assurdità. Io penso che a Lusi si attagli molto bene la dizione latina di “homo sceleratus“, cioè di “homo qui scelera facit“, uomo che fa scelleratezze: di delinquente. Delinquere è da de-linquo, cioè una sorta di abbandono, di perdita, di disunione, di de-umanizzazione.

Uno che delinque diventa un meno-uomo, un sotto-uomo, uno che compie azioni dell’uomo, ma non umane (cf. in Tommaso d’Aquino). Da delinquere vi è delictum, delitto, ma anche de-relinquere, cioè abbandonare: pertanto, si può dire: il de-relictum, il derelitto è colui che è abbandonato dalla sapientia, dalla phrònesis, dalla saggezza, ovvero, che la abbandona.

Ecco chi è Lusi: un delinquente, ladro spudorato, mentitore e calunniatore, capace di tentar di dar ragione del suo comportamento. Ma come? Uno ruba una cifra che è il fatturato annuale di un’azienda media di eccellente livello con cento dipendenti o più, e cerca di giustificarsi? E come lui gli altri grassatori dei partiti.

Un’ultima cosa: il presidente di quel partitone Rutelli, invece di compiacersi della sua estraneità, perché non si è fatto qualche domanda sulla sua -oggettiva- culpa in vigilando?

Questo fatto dà ancora un’altra ragione per recuperare il valore dell’esercizio logico e argomentativo del pensiero, che indica i passaggi per la riflessione etica fondata su un concetto condivisibile e oggettivo di bene.

Recitiamo insieme tre Pater, Ave e Gloria per chiedere misericordia all’Altissimo.

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