inadeguate
costì spesso rimbrottiamo i maschi, della politica o d’altre umane incombenze, talora senza indulgenza, talaltra con più virulenza e rabbia.
Stavolta, però, citeremo tre femmine, donne di potere, ma del tutto o in parte inadeguate al ruolo, e per ciò che han fatto o fanno. Tre tra non poche altre incapaci, e tra moltissime capaci -graziadio- e valorose.
Inizio dalla prima: docente universitaria di discipline lavoristiche, scelta ministro del lavoro dal noiosissimo (solo meno del professor Rodotà, che mi addormenta al solo sentir pronunziarne il cognome) e soporifero Monti, homo d’eloquio faticoso (si invecchiava ad ascoltarlo), whose name is Fornero. Avrebbe dovuto essere competente e invece ha fatto due stronzate sesquipedali: a) pensione di vecchiaia a 66 anni e rotti (per aspettativa di vita crescente, oh, esagerata!), e b) numero degli “esodati” (400.000 uno più uno meno, ma lei parlava di 65.000!), numero che -appunto- lei non conosceva e invece l’ineffabile Mastrapasqua, sì. Basta così per illustrarne l’inadeguatezza? E’ la parola giusta?
La seconda è un’impiegata dell’Onu assurta da “portavoce dell’alto rappresentante per i rifugiati“, a terza carica dello Stato, presidente della Camera, in quota vendoliana (ahinoi, altro catafalco di risaputezze noiose). Le sue reiterate gaffes improntate al “politicamente corretto” sono talmente note da non richiedere repetita (e ciò sempre per non aumentar l’entropia da noia). Solo inadeguata?
La terza e ultima è la riconfermanda segretaria cigiellina Susanna (vale a dir “giglio“, dall’ebraico sosanah) Camusso, nome anche di un antico vincitor del Giro d’Italia. La sua voce arrochita dal fumo e il suo cipiglio fanno da contrappunto a tesi arcaiche, come quelle proclamate or ora: “Ci batteremo per impedire la torsione (torsione, ragioniera Camusso? Ma dai, su!) democratica imposta dal Governo Renzi.”
Bum, finito, notte.
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